Cronache

Firenze, giornalista afroamericana del Nyt denuncia la città di razzismo

Duro attacco quello di Nicole Phillip, giornalista afroamericana del New York Times, che racconta del suo semestre “da incubo” trascorso cinque anni fa a Firenze, città a suo dire intollerante e razzista. Risposta di Nardella, che torna sui temi di educazione civica ed insegnamento del rispetto

Firenze, giornalista afroamericana del Nyt denuncia la città di razzismo

Denuncia di una giornalista del New York Times, che punta il dito su una Firenze razzista. A parlare è Nicole Phillip, una giovane afroamericana che cinque anni fa, quando era ancora una studentessa della New York University, ha trascorso circa sei mesi nella città gigliata.

Un perido di tempo di cui la donna, a quanto pare, conserva ricordi tremendi e sul quale ha addirittura scritto un lungo articolo, così da mettere bene in piazza la sua accusa. “My very personal taste of racism abroad”, si intitola il pezzo. Ovvero: “Il mio personalissimo assaggio di razzismo all’estero”.

Eccoci dunque presentata una Firenze chiusa ed intollerante, un luogo dove una ragazza di colore non può neppure avvicinarsi a qualcuno per chiedere un’informazione senza il rischio di venire scambiata per una mendicante.

Nicole racconta infatti di avere domando un’indicazione ad una coppia di fidanzati, sperando che potessero indicarle il locale che stava cercando. “Lui si è messo davanti alla compagna, come a volerla difendere da me, come se rappresentassi un pericolo.” dichiara, come riportato da “La Nazione”. Ma non è finita qui. La giornalista ricorda anche del suo breve viaggio alle Cinque Terre, dove un uomo incontrato in spiaggia avrebbe gettato su di lei ed un’altra donna di colore della birra. Nicole ricorda che a quel punto ha incrociato lo sguardo con un venditore ambulante, i cui occhi erano colmi di compassione.

“La gente per le strade di Firenze mi chiamava Michelle Obama, Rihanna o Beyoncé e i venditori di piazza Duomo mi gridavano dietro ‘cioccolata’”.

La giovane è un fiume in piena, e non si risparmia accuse pesanti. Rammenta di essere partita per l’Italia con tante belle speranze “divertimento, cibo, una storia d’amore europea” ed invece ha trovato solo crudeltà ed intolleranza. “I miei coinquilini durante il mio secondo anno avevano entrambi studiato in Italia ed erano entusiasti del loro tempo trascorso. Ero così presa dal mio entusiasmo che trascuravo una differenza cruciale tra me ed i miei coinquilini. Erano bianchi. Io, d’altra parte, sono una donna afroamericana con la pelle color cioccolato scuro e labbra carnose”.

Il ricordo le procura così tanto dolore ancora adesso che, giunto il momento di prendere nuovamente un aereo per il Bel Paese, non riesce a non provare inquietudine. “Ora devo tornare a Lamezia Terme per il matrimonio di amici. Cinque anni dopo sarò costretta a tornare in quel Paese che ha lasciato una cicatrice così profonda nel mio cuore”.

Un duro colpo per il sindaco Dario Nardella, che tanto si adopera affinché la sua città si mostri sempre pronta all’integrazione ed alla tolleranza. La risposta del primo cittadino, tuttavia, è pronta.

“Firenze non è stata non è non sarà mai una città razzista”, dice con fermezza, tornado ad insistere sul tema del rispetto da insegnare ai figli e sull’importanza dell’educazione civica.

“Gli episodi di cui parla la ragazza statunitense non riguardano solo Firenze ma anche altre parti d’Italia e comunque sono fatti isolati, che però con altrettanta chiarezza voglio dire che non vanno affatto sottovalutati”.

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