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Di Maio scatena la Finanza: le mani nei nostri conti

Controlli liberi per la Gdf. Privacy, il garante boccia la fattura elettronica. Ed è giallo sul condono tombale

Di Maio scatena la Finanza: le mani nei nostri conti

La Guardia di finanza potrà controllare in diretta tutte le nostre operazioni bancarie, i movimenti della carta di credito, i cambi di valuta, i bonifici e anche le giacenze medie. È l'anagrafe dei conti correnti bancari, ideata dal governo Monti, perfezionata dall'esecutivo Letta e che il governo in carica vuole estendere per farne uno strumento infallibile contro i «furbetti».

Clima da grande fratello fiscale, confermato ieri anche il Garante della privacy a proposito del nuovo obbligo della fatturazione elettronica. Così come è stato regolato dall'Agenzia delle entrate, «presenta rilevanti criticità in ordine alla compatibilità con la normativa in materia di protezione dei dati personali» e per questo deve essere cambiato. Comporta un «trattamento sistematico, generalizzato e di dettaglio di dati personali su larga scala, potenzialmente relativo ad ogni aspetto della vita quotidiana dell'intera popolazione, sproporzionato rispetto all'obiettivo di interesse pubblico, pur legittimo, perseguito».

Per quanto riguarda le fiamme gialle, il M5s ha presentato un emendamento al decreto fiscale e ieri il vicepremier Luigi Di Maio ha rilanciato, annunciando che presto «la Guardia di finanza avrà la possibilità di accedere direttamente alla banca dati delle transazioni su carte di credito e conti correnti, senza dover più chiedere l'autorizzazione alla magistratura».

In arrivo anche il carcere per gli evasori, in un provvedimento ad hoc separato dal decreto fiscale. «In prospettiva introdurremo l'inasprimento delle pene per i reati fiscali», ha confermato il premier Giuseppe Conte.

In generale, è la vittoria della linea pentastellata sul fisco. Dal decreto fiscale è scomparsa definitivamente la «dichiarazione integrativa speciale». In sostanza il condono fiscale vero e proprio previsto dalla prima versione della legge. Dopo un primo scontro tra il M5s e il vicepremier leghista Matteo Salvini la sanatoria era già stata depotenziata, fino a renderla di attuazione molti difficile, se non impossibile. Tanto che molti esponenti della Lega e anche addetti al settore la ritenessero ormai inutile.

Con il vertice di giovedì notte, è arrivata la decisione di cancellare definitivamente la dichiarazione integrativa speciale (prevedeva la sanatoria delle violazioni commesse nelle dichiarazioni dei redditi per gli anni tra il 2013 e il 2016 fino a un massimo di 100 mila euro e per una quota del 30% degli importi dichiarati.

L'ex viceministro dell'Economia e commercialista Enrico Zanetti, aveva definita una «aggressione fiscale per molti travestita da pace fiscale per pochi».

Il provvedimento esce notevolmente modificato, resta solo il grande fratello fiscale e alcune misure di compliance (relative all'accettazione della procedura). Sul fronte della pace fiscale si rafforza la possibilità di sanare gli omessi versamenti cioè il mancato pagamento di somme che sono state dichiarate per intero. Sanabili anche le piccole irregolarità per 200 euro per ogni periodo di imposta. Confermata l'inclusione degli avvisi bonari per i quali non è stata ancora emessa una cartella e la rottamazione delle mini cartelle.

È giallo invece sul «saldo e stralcio» delle cartelle Equitalia per i contribuenti in difficoltà. Cioè la possibilità di eliminare le cartelle esattoriali del 2019 pagando il debito proporzionalmente al reddito. Un cavallo di battaglia della Lega che ieri, secondo l'esponente di Forza Italia Renato Brunetta, è scomparso «dai monitor di tutti i radar».

Dal governo, però, fanno sapere che il saldo e stralcio ci sarà e diventerà un emendamento del relatore.

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