Cultura e Spettacoli

il nostro pop sempre più da esportazione

di Antonio Lodetti

Crollano gli stereotipi sulla musica pop italiana. Per decenni all'estero siamo stati quelli di Nel blu dipinto di blu, o Volare che dir si voglia. Il grande Mimmo Modugno è stato l'unico tedoforo della musica italiana nel mondo, che per il resto era inglobata nello sprezzante «Italia uguale pizza e mandolini». Ora le cose sono cambiate, non solo perché si abbatte sul Regno Unito e sulla Gran Bretagna l'uragano Bocelli che mette tutti in coda in hit parade, ma perché il nostro pop all'estero fa tendenza. Laura Pausini fa impazzire il mondo. Per me è un fenomeno inspiegabile ma i suoi numeri dettano legge. Le sue ballate sono orecchiabili e ti entrano subito in testa indipendentemente dalle parole. Forse è per quello che ha fatto impazzire il pubblico di New York nella sua ultima tournée. E poi, cantando in spagnolo, ha gioco facile nel conquistare Latin Grammy a mani basse e nel far letteralmente impazzire il caliente pubblico sudamericano. La semplicità è il suo segreto. La musica tradizionale italiana ha fatto ballare il mondo - e cantare in italiano i cinesi riempiendo di suoni e colori l'austera Piazza Rossa - grazie alle gigionesche tournée di Renzo Arbore. Anche il rock autoctono sa farsi valere. Soprattutto quello progressivo. Ne sanno qualcosa la Pfm e il Banco (ma anche gruppi minori come i Trip) che negli States e in Asia (leggi soprattutto Giappone) sono oggetto di culto, sia in concerto che in vinile accanto a band come King Crimson e Genesis. Anche i nostri cantautori dai testi ermetici e complessi sanno giocare le loro carte fuori. Non è semplice neppure per noi comprendere i testi originali di De Gregori, ma il cantautore ha sfondato negli States con le date della sua ultima tournée americana, e non solo con le sue traduzioni dei brani di Bob Dylan, ma con il suo intero repertorio che spaziava da Rimmel a La donna cannone.

Insomma la nostra musica, di ogni stile e genere, non è più una Cenerentola; anzi forse è più valorizzata all'estero che in casa; i francesi ci invidiano Paolo Conte e Cocciante (nato a Saigon) torna in pista a Londra per il ventesimo anno della sua pop opera Notre Dame de Paris.

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