Politica

La manovra del cambiamento? È il solito assalto alla diligenza

Aiutino alla Raggi: 150 milioni di euro per le linee della metro E secondo alcune voci Mattarella potrebbe non firmare

Antonio Signorini

Roma Un mini assalto alla diligenza, con aiutini al sindaco di Roma Virginia Raggi, misure che con i conti dello Stato hanno poco a che vedere. La legge di Bilancio è sotto i riflettori in tutto il mondo per il deficit e la sfida all'Europa (ieri il ministero dell'Economia ha segnalato a Bruxelles i fattori rilevanti che impediscono di ridurre il debito). Iniziano a circolare voci che il presidente della Repubblica non la voglia firmare, ma in Parlamento deputati e senatori cercano di fare passare modifiche di dettaglio. Come nelle vecchie leggi finanziarie. Tra quelli emersi ieri, lo stanziamento di 55 milioni di euro per la linea C della metropolitana di Roma oltre a 90 milioni di euro per interventi di manutenzione straordinaria per le altre due linee della metropolitana capitolina, la A e la B.

Un regalo dal M5s al sindaco M5s della Capitale, che ha appena incassato il fallimento del referendum che avrebbe aperto le porte a una gara per affidare il trasporto pubblico di Roma anche ad altri operatori oltre ad Atac.

La Lega ha presentato un emendamento per istituire una cabina di monitoraggio al Mef sui ristori e domande semplificate per i truffati dalle banche.

Non si sono placate le polemiche sulla tassa sulle bevande. Assobibe, associazione di settore di Confindustria ha annunciato che le aziende hanno interrotto le assunzioni di dipendenti e degli investimenti «in via cautelativa». L'emendamento del M5S, sostenuto anche dalla Lega, introduce una tassa «tra le 5 e le 15 volte più alta di qualsiasi imposta sul settore mai ipotizzata».

Decisamente complicata la partita che si sta giocando tra il ministero dell'Economia e la Commissione europea. Ieri il dicastero guidato da Giovanni Tria ha inviato a Bruxelles il nuovo Documento programmatico di bilancio e i «fattori» rilevanti che comportano una deviazione dal debito del 2017. Risposta di rito a una richiesta pro forma. Nella lettera di fine ottobre con la quale la Commissione ha bocciato la manovra si chiede conto del debito, in modo da potere dare il via a una procedura di infrazione già sui conti del 2017.

Nella risposta di Tria si spiega che una ulteriore stretta sui conti, quindi meno deficit per lo 0,6% come chiede Bruxelles, rischierebbe «di aggravare il rallentamento in atto».

Tra i fattori che impediscono un calo del debito, «l'evoluzione del ciclo», quindi il rallentamento di export e produzione industriale in atto nell'Eurozona e gli effetti «significativi» sull'Italia dell'indebolimento del commercio mondiale e delle misure protezionistiche. Poi la difesa del reddito di cittadinanza che «risponde a queste Raccomandazioni perché riguarda un significativo incremento del sostegno a persone e famiglie sotto la linea di povertà».

Il governo ha anche inviato alla commissione il nuovo Documento programmatico di bilancio. Rispetto a quello bocciato il governo sottolinea come il deficit al 2,4% sia un «limite invalicabile». Se il Pil dovesse andare peggio del previsto (scenario molto probabile) il governo dovrà quindi fare una manovra correttiva.

Una quasi certezza, che comunque all'Ue non basterà.

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