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L'Italia di Mancini all'esame di riabilitazione con gli orfani di CR7

A un anno dal disastro mondiale, il nuovo ct ha ridisegnato la squadra: «Nazionale mai morta»

L'Italia di Mancini all'esame di riabilitazione con gli orfani di CR7

Milano Un anno e quattro giorni dopo l'apocalisse si può dire che l'Italia stia risalendo dopo aver toccato il fondo. Dalla Svezia al Portogallo, da San Siro a San Siro: da un mondiale buttato via a un nuovo futuro. È proprio la solita cornice del Meazza, esaurito oggi come allora e saranno anche un centinaio in più, a dire che l'Italia s'è desta, che non ha perso l'incredibile affetto dei 73mila che un anno fa sognavano la coppa del mondo e tornarono a casa incapaci di realizzare il disastro che si era appena compiuto. Roberto Mancini prima scherza «saranno così tanti perché siamo belli...»; poi serio ammette «spero che sia perché siamo piaciuti nelle ultime partite».

Un anno e quattro giorni dopo per la sfida contro il Portogallo, che serve a restare in corsa per le finali di Nations League, con una vittoria si dipenderebbe comunque dal risultato dei fratellini di Cristiano Ronaldo contro la Polonia. CR7 non ci sarà, potrebbe tornare in nazionale in primavera ha detto il ct portoghese, ma con una magia delle sue potrebbe anche affacciarsi all'ultimo in tribuna.

Marziano a parte, non è solo il solito tifo di stato a far dire che l'Italia sta risalendo anche se Mancini dà il titolo: «La Nazionale non è mai morta. Me le ricordo le partite con la Svezia, meritavamo noi». Comunque il suo lavoro inizia a vedersi. Non è stata una rivoluzione in dodici mesi, ma una rifondazione: dei ventitré di un anno fa, ce ne sono dieci in questi convocati (Romagnoli ko ieri, sostituito da Acerbi). Il ct ha vestito i panni del selezionatore, non scontato per chi ha sempre allenato club, seguendo anche gli stati di forma del momento nel fare le chiamate (convocato pure il giovane Gianluca Mancini). Poi ha individuato i capisaldi da cui ripartire: Bonucci, Chiellini, Jorginho, Verratti e Insigne. I primi tre erano in campo un anno fa, il regista del Psg al ritorno era squalificato, il napoletano restò a guardare e fu uno dei grandi capi d'imputazione per Ventura. Una volta individuata la spina dorsale, Mancio ci ha modellato attorno la sua idea di Italia. Più degli uomini a convincere è la scelta della via del gioco per arrivare alla vittoria. Ritrovata in Polonia lo scorso ottobre all'ultimo assalto in una partita dominata. In un anno avevamo vinto solamente una volta, a giugno contro l'Arabia Saudita.

Mancini ha fatto della ricerca della qualità il suo primo obiettivo senza guardare la carta d'identità. A partire dal centrocampo: oltre a Barella, Sensi e Tonali già pronti perché gli stage si possono fare anche allargando le convocazioni. In attacco detto di Insigne, ecco Chiesa, Bernardeschi, Berardi ad esaltare il concetto di qualità. E il ct azzurro ha dimostrato di avere idee in una situazione d'emergenza con le punte di ruolo indisponibili o in crisi, il famigerato falso nueve. Mancini è ancora alla ricerca del suo centravanti: ci ha provato con Balotelli, messo da parte, ci riprova con Immobile che dovrebbe aver vinto il ballottaggio con Berardi: «Ciro fa gol, noi stiamo cercando gol». Anche Chiellini suona la sveglia: «Voglio smettere in fretta di essere il capocannoniere in attività dell'Italia». Perché rifatta l'Italia, adesso risolvere la crisi del gol (dall'under 21 domani arriva anche lo juventino Kean) è la priorità assoluta: dalla Spagna 2017, l'inizio dell'apocalisse, l'Italia in quattordici partite ha segnato due gol solamente una volta (con l'Arabia Saudita). «Stiamo migliorando», dice il ct che però avvisa: «Ci piacerebbe andare alle final four, però devo dare la possibilità ai giovani di giocare. L'obiettivo sono i campionati europei». E così con il Portogallo la priorità resta «giocare bene e cercare di vincere». L'idea per festeggiare le cento presenze di Chiellini: «Non ho rimpianti. Ma adesso penso solo alla partita, non agli obiettivi personali».

L'esempio del capitano alla nuova Italia che riparte dall'abbraccio del suo San Siro.

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