Cronaca locale

Nel quadrilatero del degrado il sindaco si gioca la faccia

Da via Zama a Rogoredo, passando per via Bonfadini Regione e Zona ci sono. E il Comune ora rischia tutto

Nel quadrilatero del degrado il sindaco si gioca la faccia

C'è un pezzo di Milano in cui il Comune si gioca la faccia, cioè tutto. Un rombo lungo poche centinaia di metri in cui si incastrano problemi di ogni tipo, riconducibili alla categoria «degrado».

Uno dei vertici sono le Case bianche di via Salomone, visitate dal Papa circa un anno e mezzo fa come emblema delle periferie, esistenziali e non solo. L'altro è il boschetto di Rogoredo, che lo spaccio ha trasformato in una piaga di disperazione e abbandono. Lungo i lati di questo poligono si incontrano il campo nomadi abusivo di via Bonfadini, che una recente operazione dei Carabinieri ha smascherato come una centrale della ricettazione, scoperchiando una serie di attività losche che i recenti incendi lasciavano ampiamente presagire. E ancora, la scuola di via Zama, abbandonata e occupata da sbandati, tossicodipendenti e clandestini. E infine via Pestagalli e via Medici del Vascello, dove le carovane «nomadi» tormentano una decina di aziende. Poco lontano, il mercato di viale Puglie, e là la Polizia locale ha dovuto chiudere le strada per ovviare al caos generato dal via-vai di abusivi, ingestibili con le pattuglie a disposizione.

Questo pezzo di Milano sembra sottratto a ogni regola e autorità, come hanno spiegato nei giorni scorsi alcuni imprenditori, che patiscono direttamente gli effetti dell'abusivismo diffuso. La Zona 4 guidata da Paolo Bassi ormai da anni denuncia questi problemi, chiedendo al Comune, suo diretto interlocutore, interventi risolutivi. Le domande sono incessanti, le richieste non vengono soddisfatte, né si vedono risposte alternative.

Il malumore che cova nel Municipio 4 è emerso ieri nell'incontro in via Monte Velino. La educata contestazione di alcuni dei presenti, dall'entourage di Palazzo Marino è stata troppo frettolosamente archiviata come un attacco strumentale dettato da ragioni politiche. Purtroppo per la sinistra però non era affatto una «trappola» ordita dagli eletti locali. Il sindaco ha risposto irrigidendosi e contrattaccando sulla Lega, ma farebbe bene a non ignorare quella impazienza, se è interessato a cambiare rotta (e finché è in tempo a farlo). Rogoredo, è vero, è un caso che impegna tutti i livelli istituzionali. Governo e Regione sono scese in campo e questo toglie ogni alibi a chi in città non si è reso conto del bubbone. Tutte le altre emergenze - gli abusivi, i campi nomadi, le carovane, come anche i minimarket del Corvetto - non sono questioni trascendentali: potrebbero essere in qualche modo affrontate, magari anche risolte. «Ora si parla molto del tema dei tavolini e degli ombrelloni dei bar del centro, e va bene - riflette Bassi - ma in tutto il resto di Milano si pongono questioni serie, che vengono sollevate da persone vere, e non necessariamente leghisti o elettori di destra. Va bene lo spirito istituzionale di collaborazione, ma non basta venire a raccontare in periferia quanto è bella e attrattiva Milano.

Questa sofferenza è reale, è un dato di fatto su cui intervenire concretamente e al più presto».

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