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Fattura elettronica, 2 miliardi in bilico

Il sistema presenta molte criticità. Ma il governo punta a fare cassa

Fattura elettronica, 2 miliardi in bilico

Roma - La fattura elettronica inizia a far paura senza nemmeno essere partita. Si contano già numerose voci che denunciano le «criticità» del sistema digitalizzato di fatturazione. L'ultima e più autorevole denuncia è quella del Garante per la privacy, Antonello Soro. «L'avvio del nuovo obbligo di fatturazione elettronica a partire dal primo gennaio 2019 - recita un comunicato di venerdì scorso del Garante - presenta profili di criticità non solo per i soggetti obbligati ad adeguarvisi, ma anche per la stessa Agenzia delle Entrate che dovrà ora rispondere all'autorità garante». In buona sostanza troppe e non pertinenti (ai fini fiscali) le informazioni personali che queste fatture elettroniche veicolano. Informazioni che potrebbero innescare speculazioni e violazioni se gestite da pirati informatici. Inoltre, secondo il garante, i sistemi informatici dell'Agenzia delle entrare devono ancora dimostrare le necessarie garanzie di sicurezza e inviolabilità. L'allarme lanciato da Soro ha provocato lo stesso effetto di una scossa sismica e il «sistema» ha rischiato di cedere all'urto. Fonti governative assicurano però che si andrà avanti per rispettare i tempi previsti. E ieri è arrivata anche la rassicurazione dello stesso garante. Secondo i parlamentari del M5s presenti nella commissione Finanze della Camera le «criticità» di cui parlava Soro sono superabili. E già oggi si terrà un tavolo tra funzionari dell'ufficio del Garante e tecnici dell'Agenzia delle entrate per ridefinire i regolamenti attuativi dell'introduzione della fattura elettronica. Sotto la lente dei tecnici finirà soprattutto la mole di dati che interessano la totalità dei cittadini, anche quelli sulle abitudini riservate, il ruolo degli intermediari e le responsabilità del cosiddetto «postino» (cioè la stessa Agenzia delle entrate).

Insomma ormai per evitare l'invadenza di un Grande Fratello sulla nostra attività personale e professionale non resta che rientrare nella categoria interessata attualmente dalla flat tax, cioè quella con un reddito inferiore ai 65mila euro che non è obbligata a ricorrere alla fatturazione elettronica. Il governo però vuole andare avanti anche in considerazione del bilancio del calcolo sulle maggiori entrati fiscali garantite (nei modelli matematici effettuati dagli esperti del ministero dell'Economia) con l'introduzione della fatturazione elettronica. Le previsioni parlano di due miliardi. Cifra considerata verosimile anche dall'Unione dei giovani commercialisti. «Se le date dovessero slittare - spiegano all'Ugdc -, il governo sarebbe in grado di reperire delle risorse finanziarie alternative?» Di fronte a tutte le criticità che questa grande rivoluzione digitale comporta, il «sindacato» dei giovani fiscalisti propone una «soluzione di buon senso»: fare entrare in vigore la fatturazione elettronica ma sollevare per un periodo di «sperimentazione» dal rischio di sanzioni. «Più che una proroga - spiegano - servirebbe flessibilità e un totale e concreto azzeramento delle sanzioni per l'intero 2019».

«Rischiamo di essere strabici - commenta la senatrice di Forza Italia, Fiammetta Modena - applicando da un lato le norme europee sul trattamento dei dati e quelle dell'Agenzia delle Entrate onnipresente nella nostra vita, a cominciare dai rapporti con gli istituti di credito».

«Se non è un cappio al collo di artigiani, partite Iva e commercianti, poco ci manca - le fa eco la sua capogruppo in Senato, Anna Maria Bernini -: arriverà una mazzata sulle imprese che rischia di mettere in forse la loro stessa esistenza».

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