Cultura e Spettacoli

La vita migliora sempre. Anche se non si vede

Dai diritti alla ricchezza materiale e umana, Pinker ci illumina sul progresso misconosciuto

La vita migliora sempre. Anche se non si vede

Difficile essere ottimisti guardando ai primi due decenni del XXI secolo. Dopo l'11 settembre del 2001 è esploso il terrorismo, seguito da una serie di conflitti regionali in Medio oriente. L'economia mondiale è stata frenata da una grave crisi finanziaria, molti Paesi sotto la pressione dei movimenti migratori e della globalizzazione si sono lasciati trascinare dal sovranismo e dal populismo, ad alcuni come il Venezuela questa deriva ha provocato danni impressionanti.

Eppure il trend del progresso umano si è davvero interrotto? Benessere, diritti civili, libertà sono in pericolo?

Cerca di rispondere a molte di queste domande Steven Pinker, docente di psicologia ad Harvard, nel suo saggio Illuminismo adesso. In difesa della ragione, della scienza, dell'umanesimo e del progresso, appena pubblicato da Mondadori (pagg. 622, euro 40). Pinker con un approccio multidisciplinare e moltissimi dati prende di petto molte delle convinzioni pessimistiche e anticapitaliste disponibili su piazza. E con la forza dei numeri le fa a pezzi. Insomma, checché se ne dica il modello liberale occidentale, figlio dell'illuminismo, sembra garantire ancora delle sorti progressive, a patto di non perdere la testa. Ecco in pillole alcuni dei ragionamenti che troverete nel libro.

RAZZISMO Si sente continuamente parlare di omofobia, di razzismo, di sessismo e di xenofobia. Però in realtà la parità dei diritti negli ultimi cento anni non ha fatto che avanzare. Ad esempio il Pew Research Center ha dimostrato che dal 1985 al 2012 le opinioni degli americani sul rapporto tra bianchi e persone di colore sono radicalmente cambiate. A favore dell'integrazione: ormai meno del 15% della popolazione pensa che è meglio che neri e bianchi non si frequentino (era il 45% nel 1985). Più lento a calare il pregiudizio sulle donne che lavorano ma comunque anch'esso in calo sotto il 25% (era sopra il 50% nel 1985). Certo si potrebbe dire che nei sondaggi ci sono solo le opinioni che si ha il coraggio di confessare. Ma anche i molto più indicativi dati sulla violenza sulle donne segnano un calo costante. Ma vale solo per i Paesi occidentali? Studi comparati come quello del World Values Survey dimostrano che oggi le generazioni più giovani del mondo arabo hanno lo stesso tasso di liberalismo che avevano quelle occidentali nel 1960. Insomma c'è un ritardo ma il percorso è identico ovunque. Ed è anche questo percorso che ha spinto gli oltranzisti a impugnare le armi. L'ultima risorsa di un gruppo culturalmente perdente.

DISUGUAGLIANZA In tanti si lamentano che nel mondo globale va tutto ai ricchi. Peccato che non sia vero. Tra il 2009 e il 2016 il numero di articoli del New York Times che contenevano la parola disuguaglianza è aumentato di 10 volte. Un fondo di verità c'è ma riguarda il passato. Ovviamente quando la rivoluzione industriale è partita i Paesi del mondo che facevano il balzo in avanti diventavano enormemente più ricchi rispetto a quelli che restavano come prima: poveri. La vetta della disuguaglianza tra ricchi e poveri è stata raggiunta nel 1980. Ora il trend è quello di un livellamento della ricchezza. E non solo tra Stati. Dove il Pil cresce di norma crescono enormemente anche gli investimenti sociali. Certo è vero che la classe media occidentale è quella che ha goduto del minor aumento di reddito. Ma tra minor aumento e perdita ce ne corre... A ingannare è la differenza tra prosperità relativa e assoluta.

AMBIENTE Bene, prendiamo atto che il progresso c'è. Ma è sostenibile? A leggere i titoloni dei giornali sembra sempre di no. Esiste un preciso allarme ecologico degli scienziati, però è cosa bene diversa da una catastrofe incombente. La famosa profezia della bomba di popolazione di malthusiana memoria ad esempio si è disinnescata da tempo. La popolazione mondiale cresceva del 2,1% annuo nel 1962. Nel 2010 cresceva al tasso dell'1,2%. Di questo passo nel 2070 inizierà a diminuire. Per di più la disponibilità di cibo è aumentata esponenzialmente grazie alla rivoluzione verde e non a spese dell'ambiente. Anzi ogni anno arrivano tecnologie più sostenibili, in agricoltura e non solo. Tanto per fare un esempio, le emissioni di 5 dei principali inquinanti atmosferici industriali, dal 1970 ad oggi, negli Usa si sono ridotte di due terzi. Indira Gandhi diceva: «La povertà è il massimo inquinante». E aveva ragione. Essendo diventati tutti più ricchi la frazione mondiale di popolazione mondiale che beve acqua inquinata è diminuita di cinque ottavi, quella che respira fumo di cucina al chiuso di un terzo. Certo resta il tema della Co2 emessa in atmosfera. Quella è aumentata di sicuro ma la risposta razionale è il nucleare e molti ambientalisti si rifiutano di vederla... Non per limiti tecnici ma per paure irrazionali. O meglio paure vere ma relative a reattori di trent'anni fa ben diversi da quelli realizzabili adesso.

SICUREZZA Anche la sicurezza è un grande cavallo di battaglia dell'informazione. E se le paure ecologiche piacciono a sinistra, il tema della sicurezza è per Pinker il cavallo di battaglia dell'ultra destra. Inizia con l'analizzare gli omicidi, categoria difficile da eliminare vista la loro intenzionalità. Bene, gli omicidi stanno calando in tutto il mondo, con certezza statistica. Possono esserci eccezioni in alcuni Paesi come il Messico ma il dato generale è di discesa. Certo quella contro la violenza è una lotta difficile. In tutti gli altri ambiti, dal lavoro agli incidenti d'auto o d'aereo o ferroviari, il responso è chiaro. Circolano sempre più mezzi e ci facciamo sempre meno del male. Anche se sarà sempre l'incidente a fare notizia e mai il viaggio senza problemi.

FELICITÀ Questa è forse la parte più dirompente del libro. Siamo più sicuri e più ricchi (quasi tutti) dei nostri nonni o genitori nel 1968 ma sembriamo, sondaggi alla mano, essere meno felici. Forse però diciamo solo di esserlo. Dati più oggettivi, come i suicidi (in diminuzione sul lungo periodo), sembrano indicare che tendenzialmente stiamo meglio.

Forse stare meglio comporta anche la possibilità di lamentarsi di più.

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