Cultura e Spettacoli

Il senso del colore (e dell'industria) del "prof" Manlio Rho

Il senso del colore (e dell'industria) del "prof" Manlio Rho

Il tessile che dà spunto alla pittura, e viceversa, e l'industria che dialoga con l'arte. Produzione e creatività, invenzione e mercato. Terra di mercanti, di artigiani, di ingegno e manifatture, l'Italia ha dato molto in entrambi i campi, l'arte e l'impresa. Immaginiamoci Como, città al centro della Lombardia dei laghi e storica capitale dell'industria della seta...

Qui, a Como, chiusi tra l'acqua e le colline, trascorsero la vita e il lavoro - che in lui coincisero - di Manlio Rho (1901-57), vicino agli architetti Terragni, Lingeri, Sartoris e Cattaneo, e nel gruppo degli astrattisti comaschi: la Badiali, Carla Prina, Mario Radice... Come pittore era uno dei cinque o sei migliori d'Italia del tempo. Come uomo era timido, stanziale (raramente si allontanò da Como), instancabile. Dipingeva, si occupò di grafica, applicò una visione moderna al disegno tessile (il settore lo conosceva bene: la famiglia a Como aveva un negozio di passamaneria), fu consulente per aziende nel campo del tessuto per abbigliamento e d'arredamento, e dal 1942 insegnò Disegno ornamentale all'Istituto di setificio di Como. Che all'epoca era in centro, oggi è in un grande edificio appena fuori le mura, accanto al celebre Museo della Seta che ospita la mostra Manlio Rho: il senso del colore. Tra tessile e arte (fino al 31 marzo). Da vedere.

Curata in tandem dal critico d'arte Luigi Cavadini e dalla storica dei tessuti Francina Chiara, grazie al ricchissimo archivio della famiglia Rho e ai prestiti di un gruppo di collezionisti di tessuti (moltissimi i pezzi inediti), l'esposizione documenta il lungo percorso di Manlio Rho tra il lavoro nel mondo tessile e l'impegno come artista, in particolare fra gli anni '30 e '50, un periodo chiave per la storia dell'industria, l'arte e il costume italiani. Per dire di cosa parliamo: l'abito-icona di Marilyn Monroe nel film Quando la moglie è in vacanza diretto da Billy Wilder nel 1955 fu disegnato sì da un costumista statunitense, William Travilla, ma confezionato con seta comasca...

Eleganza e inventiva, geometrie e astrazione, estro e rigore. Ed ecco a voi il senso per l'industria dell'artista Manlio Rho, e di un intero territorio che ha sempre intrecciato gusto e affari. In mostra un centinaio fra disegni, tessuti, dipinti, cartelle colori, documenti, foto... C'è il ritratto del «prof» Manlio Rho, una scultura, realizzato da Aldo Galli nel 1931-32. Ci sono tavole scolastiche di disegni per tessuti (i soggetti sono fiori e frutta) realizzati negli anni '50 dai suoi allievi e che Rho supervisionava. C'è un coloratissimo cotone stampato del '54, su suo disegno, che sembra Chagall. C'è un incredibile taglio di stoffa per un foulard con i volti di Mussolini e Hitler tra fasci e svastiche messo in produzione dopo il 1938 per celebrare la «giornata particolare». E soprattutto - ecco la novità scientifica della mostra - ci sono molti dipinti di Manlio Rho, splendide Composizioni astratte degli anni '30, accanto alle fonti dirette di ispirazione: le palette-colori e i figurini delle riviste di moda dell'epoca, come la francese Officiel de la Couleur, dei cui numeri è piena la biblioteca dell'artista.

Grafica d'avanguardia, accostamenti cromatici proposti dagli stilisti stagione per stagione, sperimentazioni di un'industria d'eccellenza, rapporti e influenze tra pittori astratti e mondo del tessuto.

Risultato: il meraviglioso dialogo tra le arti firmato Manlio Rho.

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