Economia

La Brexit non fa paura a Gi Group. Doppio shopping in Gran Bretagna

L'ad Colli-Lanzi punta a raddoppiare le dimensioni in 5 anni

La Brexit non fa paura a Gi Group. Doppio shopping in Gran Bretagna

Gi Group punta a raddoppiare nel giro di cinque anni le proprie dimensioni anche con lo shopping. Solo nell'ultimo mese la società fondata da Stefano Colli-Lanzi e attiva nei servizi dedicati allo sviluppo del mercato del lavoro ha concluso due acquisizioni in Gran Bretagna senza alcun timore per la Brexit: quella di Marks Sattin, società inglese specializzata nella selezione di profili in ambito finanziario e, qualche settimana fa, quella di Grafton.

«Il Regno Unito rappresenta un mercato estremamente importante: in termini di fatturato, a livello di gruppo, è il secondo paese dopo l'Italia. Ed è anche tra i mercati più maturi come gamma di servizi offerti», spiega a Il Giornale Colli-Lanzi. E non è finita qui. La società ha in programma di proseguire nella crescita per acquisizioni seguendo due direttrici: consolidare la presenza nei mercati dove Gi Group è già presente (una cinquantina grazie all'internazionalizzazione del gruppo avviata nel 2007) ed entrare in altri mercati particolarmente attraenti, a iniziare dal Nord America, acquisendo servizi complementari a quelli dell'azienda. Grazie al serrato programma di shopping e alla crescita interna, Gi Group dovrebbe raggiungere entro il 2023 i 5,5 miliardi di fatturato (si consideri che l'azienda fattura anche il lavoro somministrato oltre ai propri margini) dai 2,3 miliardi che, secondo quanto confermato da Colli-Lanzi dovrebbe rappresentare il giro d'affari di Gi Group del 2018 e che, a sua volta, rappresenta una crescita del 18% rispetto al 2017. Quanto a un futuro in Borsa l'imprenditore è possibilista: «L'apertura del capitale è sempre un'opzione sul tavolo, scenario politico permettendo, perché ci consentirebbe di avere, in tempi brevi, le risorse per crescere e quindi la possibilità di fare determinati investimenti».

Tuttavia, Colli-Lanzi ha una strategia ben chiara: «Non intendo scendere sotto al 50% del capitale: ritengo infatti che solo una governance chiaramente espressa sia in grado di dare un indirizzo univoco all'azienda e rappresenti quindi un valore».

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