Politica

Pd tra possibile dietrofront di Minniti e scissione di Renzi

È scontro nel Pd. Da un lato Marco Minniti pensa al ritiro dalla corsa, dall'altro Matteo Renzi non si schiera apertamente per sostenerlo e non fuga i dubbi su una possibile scissione

Pd tra possibile dietrofront di Minniti e scissione di Renzi

È sempre scontro dentro il Pd in vista del congresso del 3 marzo prossimo. Marco Minniti pensa al ritiro dalla corsa, Matteo Renzi intende guardala col binocolo, mentre il favorito Nicola Zingaretti parla di “gioco macabro” che potrebbe distruggere il partito.

Tra i sostenitori di Minniti, come è trapelato ieri, circola la voce di un certo malcontento per lo scarso impegno dei renziani a sostenere la sua candidatura. L’ex ministro degli Interni si sarebbe irritato dopo aver avuto un colloquio telefonico con Renzi che non lo avrebbe rassicurato sull’eventualità di portare avanti una scissione. "Minniti irritato? Come sapete non mi occupo del congresso Pd", ha detto l'ex premier a margine di un incontro con gli europarlamentari a Bruxelles. Durissimo l’intervento del governatore del Lazio Zingaretti secondo cui il Pd va cambiato, non picconato con le furbizie. Distruggerlo ora o puntare a dividere credo sia un immenso regalo al M5s e Salvini".

"Le difficoltà del governo devono portare a essere più seri e responsabili. Vedo – ha aggiunto - masse immense di persone che vogliono combattere: non si può sputare in faccia alle speranze, alle ansie, alle passioni di milioni di persone che vogliono voltare pagina. Siamo dentro a un congresso che ha questo obiettivo”. “Io - ha concluso Zingaretti - farò di tutto per cambiare, allargare, rilanciare il Pd e farne il perno dell'alternativa. Non vorrei che proprio perché questo sta avvenendo qualcuno possa averne paura". Sono state più concilianti le parole del segretario uscente Maurizio Martina che ha detto: "Ciascuno fa le sue scelte. Ho grande rispetto per tutte le esperienze. Dobbiamo lavorare in modo aperto e unitario. Lavorare insieme, non per dividerci”. Ironico, invece, il commento dell’ex ministro Carlo Calenda che su Twitter scrive: "Emiliano non è più iscritto al Pd ma è il candidato del Pd. Renzi è un senatore del Pd ma si candiderà con un suo partito. Minniti è candidato alla segreteria indipendente da Renzi ma si ritira (forse) perché non ha l'appoggio di Renzi. Bello. Altre idee?". Dario Nardella, primo cittadino di Firenze e firmatario della lettera dei sindaci a sostegno della candidatura di Minniti, è più riflessivo e dice: "Se Renzi dovesse cambiare idea su Minniti, è chiaro che sarebbe tutto molto più difficile, però penso che questa spinta che viene dai sindaci sia già un elemento molto forte, molto chiaro: non credo francamente che Minniti abbandoni la corsa”.

Intanto una fonte parlamentare dem vicina a Marco Minniti riferisce all’Agi che il rumos è veritiero: “"Ci sta pensando seriamente, oggi dovrebbe dare un'indicazione precisa".

Commenti