Controcultura

La fattoria delle fake news. Così Orwell profetizzò il dominio della menzogna

In articoli, brani e pagine di diario lo scrittore anticipava: «Presto la verità sparirà dal mondo»

La fattoria delle fake news. Così Orwell profetizzò il dominio della menzogna

Dispiace per i teorici delle fake news. Il rapporto tra verità e menzogna nei media, nella letteratura e nella ricerca storica era già stato analizzato da George Orwell in decine di articoli, passi di romanzo, note di diario. Ad esempio, nel Diario di guerra, alla data 14 marzo 1942, si legge: «Tutta la propaganda è menzogna, anche quando dice la verità». Poi, essendo George Orwell e non una maestrina democratica, lo scrittore aggiunge: «E secondo me non è un male, purché uno sappia quello che sta facendo, e perché». Ora gli stralci sull'argomento si possono leggere nella antologia Verità / Menzogna (Mondadori, pagg. 156, euro 13). Nessun inedito ma un montaggio molto particolare che mostra quanto fossero chiare le idee di Orwell.

Il protagonista di 1984 lavora al Ministero della Verità, una gigantesca macchina burocratica che ha come compito di riscrivere i fatti del passato, cambiando gli articoli di giornale, traducendoli nella neolingua del Regime totalitario, cancellandoli completamente. Dalle fake news alla fake history.

Si può dire che l'invenzione geniale del Ministero della Verità riassuma decenni di riflessione. Nel 1939, assistendo al comizio di un antifascista, Orwell se ne esce con una affermazione stupefacente: «Non è la guerra che conta, è il dopoguerra. Il mondo nel quale stiamo precipitando, il mondo a base di odio, il mondo a base di slogan». Orwell, socialista rivoluzionario, sulla democrazia la pensava come il conservatore Winston Churchill: «La democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre forme che si sono sperimentate finora». Detto questo, non accettava gli adoratori acritici della democrazia: «Anche quando per qualche strano caso arriva al potere un governo che rappresenta le classi più povere, di solito i ricchi possono ricattarlo minacciando di esportare il capitale. Ma soprattutto, la vita culturale e intellettuale - quotidiani, libri, istruzione, cinema, radio - è controllata quasi completamente da gente danarosa che ha tutte le ragioni per evitare la diffusione di certe idee». Poi c'è la pubblicità, un altro freno invisibile ai consumatori. Insomma, esistono la censura preventiva e l'auto-censura. Per questo anche il regime democratico dispone dei mezzi necessari per condizionare i cittadini. Riassume Orwell con un aforisma perfetto: «L'onestà intellettuale è un crimine in qualsiasi paese totalitario; ma anche da noi non è del tutto vantaggioso dire e scrivere la verità».

Con lo scoppio della guerra, Orwell riflette sulle tecniche di propaganda a partire dalla propria esperienza in Spagna. Durante la guerra civile «per la prima volta, ho visto articoli di giornale che non presentavano alcuna relazione con i fatti, nemmeno quella minima relazione implicita in una normale menzogna». È il genere di cose che a Orwell faceva più paura dei proiettili: «Il concetto stesso di verità oggettiva sta svanendo dal mondo». Chiunque vinca, le bugie passeranno alla Storia quando morirà l'ultimo testimone diretto dei fatti: «La menzogna sarà diventata verità». Le conseguenze, sul lungo periodo, sono terribili: crollata la fiducia nella verità e nella possibilità di accertare i fatti, assisteremo, dice Orwell, all'incertezza perfino a proposito di «eventi macroscopici». L'insicurezza generale su ciò «che sta realmente accadendo rende più facile aggrapparsi a convinzioni folli» o errate. Ed eccoci arrivati al dibattito sulle fake news...

Gli ultimi tragici estratti da 1984 ci fanno capire che esistono molti modi di mentire. Il più atroce consiste nell'essere indotti, con la violenza, a mentire costantemente a se stessi, fino a rinunciare alla propria identità. È quello che accade a Winston Smith, il protagonista del romanzo distopico pubblicato nel 1949. Il Partito, con la tortura, lo convince che la verità è menzogna e che due più due a volte fa tre e altre volte fa cinque. Quando? Lo decide il Partito. Il Grande Fratello lo libera: vuole essere amato con sincerità, da un uomo purificato. Winston incrocia Julia, l'amore vietato dal Regime. L'uomo e la donna parlano giusto il tempo per dirsi che si sono denunciati a vicenda mentre erano in prigionia.

Poi si abbandonano, rinnegando la parte più vera di loro stessi, l'amore che li legava, per amare il Grande Fratello, la menzogna che li opprime.

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