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Il fallimento Champions agita fantasmi su Spalletti. Marotta c'è, poi Conte?

Oggi l'ex ad della Juventus entra nel cda interista L'uomo giusto per gestire la crisi: tecnico in bilico

Il fallimento Champions agita fantasmi su Spalletti. Marotta c'è, poi Conte?

Il giorno dopo è ancora peggio. La rabbia è scemata mentre la consapevolezza aumenta. E racconta che è stata un'occasione d'oro gettata al vento, una di quelle che capitano di rado. L'Inter poteva e doveva vincere contro il Psv Eindhoven. La qualificazione agli ottavi di Champions era lì, a portata di mano e adesso il rimpianto è enorme. Bastava poco, pochissimo e allora adesso si deve aprire una nuova fase a tinte nerazzurre, con inevitabili processi e restaurazioni.

Sul banco degli imputati c'è posto per tutti, dalla squadra all'allenatore. I giocatori infatti hanno dimostrato di avere pochissima personalità per poter gestire una situazione importante ma non particolarmente complicata. Nei momenti chiave è mancato un leader, quel giocatore in grado di prendere in mano la squadra e trascinare i compagni. E qui si è potuta constatare l'inutilità, almeno finora, dell'operazione Nainggolan. Lui doveva essere leader e trascinatore ma per i tanti problemi fisici che lo hanno colpito, il belga non si è quasi mai visto. Chi si salva è capitan Icardi che la sua parte l'ha fatta appieno e ieri su Instagram ha commentato con un laconico e di cuore «amala» e «forza Inter». Il capitolo allenatore invece è ancora più critico. Spalletti ha fallito, non ci sono dubbi. Se è vero che al momento del sorteggio tutti erano consapevoli di quanto sarebbe stato difficile, è altrettanto palese che vincere col Psv era più che alla portata e il tecnico ha fatto degli errori, di formazione e di gestione della gara. «La partita più importante da quando sono all'Inter», l'aveva presentata. E quindi la mancata vittoria non può che considerarsi un fallimento, anche personale. Se a questo si aggiunge che la sua Inter ha raccolto solo una vittoria nelle ultime sette partite, peraltro in casa contro il Frosinone il quadro è a tinte fosche. Quando il livello della competizione si alza (dall'Atalanta, al Barcellona passando per il Tottenham) l'Inter si squaglia e l'allenatore non può non finire nel mirino. «La responsabilità è sempre mia» ha detto finita la sfida col Psv. Dichiarazione più di pragmatica che altro però, anche considerando i 14 punti 14 di distacco dalla Juventus in campionato, i fantasmi (su tutti quello di Antonio Conte) iniziano ad aleggiare sulla Pinetina. Per scacciarli, o almeno tenerli lontani, dovrà lavorare molto Spalletti, a partire già da sabato quando l'Inter si ritufferà in campionato contro l'Udinese. Ricordando che nella scorsa stagione furono proprio i friulani ad aprire il momento di crisi dell'Inter.

Quello che però fa bene pensare i delusi tifosi interisti è quello che sta accadendo nella stanze della società. Oggi dopo la riunione del cda, verrà ufficializzato l'ingresso di Beppe Marotta nel consiglio di amministrazione nerazzurro. Un acquisto di peso, nei progetti in grado di portare a una piccola rivoluzione, anche per colmare almeno in parte il grande gap con la Juve. L'ex ad bianconero infatti porterà la sua esperienza, la sua capacità e i suoi contatti ad alto livello con la missione implicita anche di normalizzare una società che non a caso si è meritata negli anni l'appellativo di pazza. La base di partenza di Marotta non sarà quella sperata. Il passaggio agli ottavi di Champions, oltre al prestigio, avrebbe portato nelle casse societarie una tesoretto variabile tra i 10 e 15 milioni di euro, non noccioline considerando i paletti imposti dal fair play finanziario. Fatto sta che la famiglia Zhang punta su di lui per crescere, migliorare e, in prospettiva, tornare a vincere qualcosa.

E per fare in modo che l'amarezza e il rimpianto di serate come quella di martedì possano diventare soltanto ricordi del passato.

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