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Il Werder Brema ammette: "Usato drone per spiare l'Hoffenheim"

"Abbiamo usato un drone per spiare l'Hoffenheim. Ma non ha mai sorvolato il loro campo di allenamento. In ogni caso, chiediamo scusa". Così il ds del Werder Brema, Frank Baumann, sulla spy-story che ha appassionato la Bundesliga

Il Werder Brema ammette: "Usato drone per spiare l'Hoffenheim"

Ah, il calcio tedesco. Alto livello tecnico, stadi pieni, gioco spettacolare, tanti giovani in campo e spionaggio. Come spionaggio? Proprio così. Sta facendo scalpore, in Germania come nel resto d'Europa, la vicenda di cui si è reso protagonista il Werder Brema. Il club anseatico, uno dei più importanti del nord del Paese, dal passato ricco di successi e dal presente un po' offuscato, ha ammesso - per bocca del suo direttore sportivo - di avere usato un drone per spiare gli allenamenti del suo futuro avversario, l'Hoffenheim.

"Un osservatore ha cercato di raccogliere informazioni sul posto. Per un breve periodo è stato usato anche un drone, ma non ha mai sorvolato il campo di allenamento e non c'è stato alcun pericolo - ha detto il ds biancoverde Frank Baumann -. Ne abbiamo parlato internamente, mi assumo la responsabilità del fatto". L'incidente, se così lo si può chiamare, è avvenuto mercoledì alla vigilia della sfida tra le due squadre nel turno infrasettimanale di Bundesliga. Nelle ore precedenti al match, l'Hoffenheim si è rivolto alla polizia per denunciare la presenza non autorizzata di un drone che, secondo loro avrebbe sorvolato il campo dove si stava allenando la squadra al centro sportivo di Zuzenhausen. "Non abbiamo fatto nulla di illegale e con l'Hoffenheim abbiamo sistemato tutto - ha assicurato il ds del Werder -. Vogliamo però scusarci se l'incidente ha turbato qualcuno in campo".

Una storia che ricorda vagamente quanto successo qualche anno fa nella nostra Serie A. Era il 2013 e prima del derby genovese tra Samp e Genoa, il preparatore dei portieri della Primavera rossoblù Luca De Prà era stato pizzicato al centro sportivo blucerchiato dal team manager doriano Giorgio Ajazzone mentre perlustrava dall'altro il campo dove la squadra "di casa" si stava allenando. Il fatto veramente curioso? Non solo De Prà aveva una macchina fotografica, ma indossava una tuta mimetica per non farsi riconoscere..

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