Economia

Fiere, eventi, congressi: troppe norme frenano il settore allestimenti

Il presidente di Assoallestimenti, Massimiliano Vaj: "Serve un'interpretazione unica a livello nazionale delle norme. Per favorire crescita e competitività dobbiamo fare squadra: allestitori, organizzatori e quartieri fieristici"

Fiere, eventi, congressi: troppe norme frenano il settore allestimenti

Fiere, mostre, spazi espositivi, eventi, spettacoli di grandi e piccole dimensioni, temporary shop sono il “core business” di un’attività imprenditoriale, quella degli allestimenti, di cui non si parla molto ma in realtà rappresenta un settore che in Italia si stima fatturi fra 1,5 e 1,7 miliardi di euro ogni anno che possono aumentare fino al 30% in più se si considera l’indotto ed è rappresentata da Asal Assoallestimenti, associazione che fa parte del grande mondo di FederlegnoArredo. Industria che gioca un ruolo sempre più importante per la sua trasversalità e soprattutto contemporaneità, impegnata ad affrontare nuove sfide e le trasformazioni dei mercati accompagnando chi produce, promuove, vende o investe.

“Le nostre aziende sono di origine diversa: si va da chi lavora prevalentemente per il mondo dello spettacolo, dei concerti a chi lavora nelle fiere chi invece allestisce eventi per la moda - sfilate - fino ai temporary shop e agli show room. Si spazia dallo spettacolo puro per cui vi va in piazza con grandi palchi, grandi schermi, scenografie musica e luci a chi fa arredamento fit out per i temporary shop per arrivare alle fiere”, spiega Massimiliano Vaj, imprenditore del settore e presidente di Assoallestimenti -, ma non siamo arredatori puri perché la nostra caratteristica è quella di montare e smontare ciò che si allestisce ed è un’attività imprenditoriale che richiede l’impiego di una forza lavoro con diverse specializzazioni: carpenteria, falegnameria, decoratori, verniciatori, tappezzieri, tecnici luce, tecnici video e richiede creatività, capacità di saper fare nelle situazioni più diverse”.

Una filiera articolata che ha alle spalle aziende, alcune delle quali molto strutturate, e agenzie che coordinano e subappaltando le varie attività proprio per la trasversalità e la complessità - di mercato, burocratica e fiscale - nella quale si trovano a dover lavorare e competere. In un mercato che è sempre più competitivo - pur con zone di luci ed ombre - sia in Italia che all’estero.
“Per quello che rigurda il mercato estero, le nostre aziende hanno una particolarità, non esportano il proprio prodotto in modo tradizionale, ma lo allestiscono. E un fenomeno che è cresciuto molto in questi anni è quello che il cliente che ordina un allestimento è prevalentemente italiano - spiega Vaj - dall’Australia al Sudafrica, al Far East e nel resto dei mercati in crescita o emergenti perché si tratta di aziende di diversi settori interessate a presentare nelle fiere e vendere i loro prodotti sui mercati più lontani e non in Italia o in Europa dove sono già conosciute. Il cliente italiano che va all'estero rappresenta una quota di domanda in crescita, come in parte lo è quella degli stranieri che vengono in Italia e si appoggiano ai nostri allestitori”.

A trainare il settore in Italia sono le città che hanno un quartiere fieristico ben strutturato con grandi manifestazioni e servizi di qualità legati al territorio e alla sua attrattività . “È quello che sta avvenendo a Milano, ad esempio, che ha un quartiere fieristico internazionale importante con un valore in più rappresentato dalla vivacità della città, un fervore di iniziative che viene declinato durante gli eventi dei Fuorisalone che stanno incontrando sempre più consensi come avviene durante la Settimana della Moda, il Salone del Mobile o la settimana dedicata al food. Questo genera interesse da parte di aziende straniere e non solo, che investono”, sottolinea il presidente di Asal.
In particolare è la crescita del mercato degli eventi a spingere la domanda, oltre a quello fieristico: eventi per presentare prodotti di aziende che espongono in fiera ma scelgono anche di presentare le loro novità organizzando appuntamenti mirati, personalizzati, in location diverse da quella espositiva.

Il sistema fieristico, nonostante risenta ancora della crisi globale, rimane comunque il punto di forza e copre all’incirca il 70%: settore dove esistono eccellenze, fiere con una leadership che si rafforza a livello internazionale o nazionale come avviene con quella il Salone del Mobile.Milano e l’Eicma dedicata alla moto che ha superato Intermot di Colonia. “Non è una sfida facile perché il sistema fieristico tedesco è il nostro grande competitor, il più forte al mondo sia in Germania sia all'estero. Anche a Venezia quest'anno si è tenuto un evento importantissimo come Homo Faber che ha visto allestita tutta l'isola di San Giorgio da parte di una fondazione di diritto svizzero che rappresenta il saper fare artigianale di eccellenza dell'Europa, a dimostrazione della nostra capacità di allestire e alla possibilità di poter utiizzare location d’eccezione".
Fiere ma anche eventi - spesso percepitati da una parte dell’opinione pubblica internazionale come occasione di investimenti che non sempre portano un grande ritorno - ma che in realtà generano lavoro e investimenti con ricadute importanti anche nel lungo periodo per le economie e l’immagine dei territori, basta pensare a Expo Milano 2015 o a quello che potranno rappresentare le Olimpiadi invernali del 2016 se fossero assegnate all’accoppiata Milano - Cortina.

“Gli eventi internazionali servono, non solo quelli sportivi più famosi ma anche quelli congressuali che hanno effetti positivi per le nostre aziende. A Milano c'è il Mico - Milano Congressi che da qualche anno ha avuto un boom perché ha intercettato la grande domanda dei congressi di alta fascia qualitativa lanciando una serie di manifestazioni che stanno andando molto bene. A Roma poi c'è la Stella Polare che potrebbe essere complementare all’offerta milanese. Anche gli eventi di tipo politico, penso al G7, rappresentano una domanda importante di allestimenti. Per noi sono sempre ben visti”, spiega ancora Massimiliano Vaj.
Il mercato offre realmente opportunità di crescita da cogliere ma sistemi normativo - burocratici farraginosi e peso del fisco minano la competitività della delle imprese degli allestimenti e ne frenano la competitività.

“Sul settore pesa l’applicazione di normative per analogia a cui dobbiamo ottemperare - fermo restando il tema della tutela e della sicurezza nei cantieri che Assoallestimenti persegue con la massima attenzione - cioè della somma di normative che non sono specifiche per il nostro settore, per questo stiamo lavorando sul fronte della semplificazione per la corretta e uniforme applicazione dell’unica norma che riguarda il comparto ed è la legge quadro varata tre anni fa: chiediamo che ci sia un’interpretazione unica su tutto il territorio nazionale. Ho avuto occasione di vedere le norme del sistema fieristico tedesco, sono raccolte in una pagina e mezzo di facile interpretazione, applicazione e di conseguenza di controllo da parte delle autorità. In Italia non tutti le interpretano allo stesso modo per cui la stessa norma applicata a Milano e a Roma ha interpretazioni diverse da parte degli organi di controllo. A questo dobbiamo aggiungere - puntualizza Massimiliano Vaj - la pressione fiscale che grava sulle aziende. Nei periodi in cui i margini erano buoni o alti si sopportava ma oggi, con margini drammaticamente calati, siamo arrivati a livelli inconcepibili in termini di confronto con il resto d'Europa".

Temi davvero caldi su cui Assoallestimenti ha da tempo avviato un confronto mettendo al centro anche la necessità di fare squadra con tutti gli attori del settore, a partire dalle fiere perché, conclude Vaj, “sul mercato oggi sono nuovi player, stanno diventando dei competitor e tendono a non essere più incubatori e induttori di lavorio, per questo l’anno prossimo vorremmo organizzare un evento che coinvolga allestitori, organizzatori e quartieri fieristici per capire se c’è condivisione sul tema della competitività, superando la divisione di ruoli che crea difficoltà a dialogare e a rendere sempre più competitivo il sistema”.

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