Cronache

L'ultimo a fermare un match? Declassato

Gavillucci a maggio sospese Samp-Napoli: spostato dalla serie A agli allievi

L'ultimo a fermare un match? Declassato

Napoli. «Ma o' ver fai ?» (tradotto: ma davvero stai facendo ?) disse a Marassi l'incredulo Insigne all'arbitro. Claudio Gavillucci, da Latina, si trascina dietro una strana storia. In cinque mesi è passato dalla serie A agli allievi. Lo scorso 15 maggio arbitrò Sampdoria-Napoli e fece notizia la sospensione della partita da parte del fischietto laziale. Non un gesto unico in questo genere, nel senso che qualcuno lo aveva preceduto. Ovvero Irrati da Pistoia: siamo a febbraio del 2016, stadio Olimpico di Roma, ci sono sempre il Napoli di mezzo e Koulibaly, preso di mira dai razzisti travestiti da tifosi della Lazio. Irrati disse candidamente: «Era mio dovere sospendere la partita, ho fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi arbitro di fronte a una situazione così imbarazzante e insostenibile». Quello che invano Ancelotti ha suggerito a Mazzoleni.

Dunque, in principio fu Irrati. Poi è stato il turno di Gavillucci fronteggiare con la sospensione della gara cori discriminatori e offensivi. Una presa di posizione forte, che gli sarebbe costata la carriera, versione di parte probabilmente, comunque espressa dall'avvocato dell'arbitro, Gianluca Ciotti: «Mazzoleni doveva sospendere la partita, come fece il mio assistito. Non so perché non l'ha fatto ma c'erano tutte le premesse per fermare la gara». Al di là di valutazioni personali l'avvocato Ciotti preferisce non andare perché sta portando avanti una battaglia legale proprio in nome e per conto di Gavillucci: un ricorso contro la sentenza del Tribunale Federale che aveva avallato la sua dismissione dai quadri della Can, ufficializzata un mese dopo quel famoso Sampdoria-Napoli. Motivazione ufficiale? Normale avvicendamento. Quella ufficiosa: escluso dalla massima categoria per risultanze tecniche non adeguate alla serie A. Per risultanze tecniche leggasi valutazioni di osservatori e organi tecnici, graduatorie, errori commessi in campo e giudicati tali da non consentire la permanenza nel massimo campionato nazionale. In poche parole: era stato etichettato come scarso.

Un giudizio contestato dall'avvocato: «Gli arbitri non conoscono la propria graduatoria né durante né a fine stagione. Non conoscendo i voti, è dunque evidente che siamo di fronte a una palese violazione dei principi di trasparenza. Le designazioni e gli allontanamenti sono scelte politiche e non tecniche».

«Ma o' ver fai ?» direbbe oggi Insigne se dovesse incrociare Gavillucci in un campetto regionale di terra battuta, magari durante un Vis Sezze-Tor de' Cenci che lui ha davvero arbitrato da quando è tornato a disposizione della sezione di Latina. Non le stesse parole che ha rivolto a Mazzoleni e per le quali si è beccato due giornate di squalifica.

Facile immaginare quali, in stretto dialetto.

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