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Un colpo al potere del Faraone Al Sisi: nel mirino "infedeli" e il ritorno di stranieri

Ad agire spesso è la costola dell'Isis ma non mancano anche gli ex Al Qaida

Un colpo al potere del Faraone Al Sisi: nel mirino "infedeli" e il ritorno di stranieri

Il ritorno dei turisti in Egitto, a cominciare da italiani e tedeschi, il periodo di vacanze per colpire gli «infedeli» cristiani e soprattutto il potere sempre più forte dell'ex generale Abdul Fattah Al Sisi hanno fatto rialzare la testa ai terroristi. Gli attentati ai turisti erano diminuiti concentrandosi sui cristiani copti, il 10 per cento della popolazione. Il 2 novembre tre pullman di pellegrini diretti al monastero di San Samuele, a Sud del Cairo, sono stati attaccati da uomini armati a un finto check-point. Una tattica usata pure in passato, che nell'ultima strage ha provocato sette morti e 14 feriti.

Nel febbraio dello scorso anno un video della costola dell'Isis nella penisola del Sinai aveva proclamato: «Allah ci ha ordinato di uccidere gli infedeli. I cristiani sono le nostre prede». Nel 2017 sono stati massacrati 128 cristiani.

La costola egiziana del Califfato è l'evoluzione del gruppo Ansar Bayt al Maqdis, meglio noto come i «Sostenitori di Gerusalemme» ripulita dagli ebrei. Nel novembre 2014 hanno giurato fedeltà ad Abu Bakr al Baghdadi. Dalla Siria sono arrivati aiuti e consiglieri dallo Stato islamico. Al Sisi ha impiegato aviazione e carri armati per snidarli, ma con successi non definitivi.

L'attentato più sanguinoso rivendicato dall'Isis in Egitto è la bomba a bordo di un volo charter precipitato nel Sinai nel 2015 dopo essere decollato da Sharm el Sheik. Tutti i 224 passeggeri a bordo, in gran parte turisti russi, sono morti.

L'ultimo attacco ai vacanzieri, del 14 luglio 2017, è stato compiuto da Abdel-Rahman Shaaban, un ex studente universitario, giunto a nuoto sulla spiaggia di due resort ad Hurghada sul mar Rosso. Il terrorista armato di coltello ha ucciso due turiste tedesche e ferito altri europei.

Nel Paese non mancano cellule di Al Qaida guidata dal medico egiziano Ayman Al Zawahiri erede di Osama bin Laden.

Le brigate Abdullah Azzam legate alla rete fondata dallo sceicco del terrore hanno rivendicato la strage del 2005 a Sharm el Sheik. I kamikaze si sono fatti saltare in aria uccidendo 88 persone, compresi 5 italiani, in gran parte turisti.

I terroristi non arrivano solo dal Sinai, ma si infiltrano anche dalla confinante Libia dove i resti dell'Isis resistono nel Sud del paese. E non mancano formazioni armate legate ai Fratelli musulmani nemici giurati di Al Sisi. Non a caso il Cairo appoggia il generale Khalifa Haftar, l'uomo forte della Cirenaica, che gli islamisti della Fratellanza vedono come fumo negli occhi. Nonostante le minacce del terrore il presidente egiziano è stato rieletto lo scorso marzo con un plebiscito in stile «bulgaro» (90% dei voti). L'ex generale è più forte che mai e quasi completamente sdoganato dalla comunità internazionale, ma in Egitto continua ad essere in vigore lo stato d'emergenza. I terroristi colpiscono per incrinare la credibilità del nuovo Faraone.

Dopo il crollo dei viaggi legato alla fallita primavera araba del 2011 ed il caos seguito al rovesciamento del governo dei Fratelli musulmani, l'Egitto sta registrando una rinascita del settore. Quest'anno sono arrivati 5 milioni di turisti rispetto ai 3,6 del 2017. E stanno aumentando soprattutto i tedeschi e gli italiani, che si erano rarefatti dopo la brutale uccisione di Giulio Regeni al Cairo. La crescita rispetto allo scorso anno è del 96% con circa mezzo milione di connazionali.

I terroristi lo sanno e tornano a colpire gli stranieri in visita alle Piramidi.

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