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La flat tax rischia di favorire i furbetti delle partite Iva

Anche con redditi alti, aliquota al 15% o 20% se si concentrano gli incassi in un solo anno

La flat tax rischia di favorire i furbetti delle partite Iva

Roma. Flat tax a rischio abusi. Non più limitata a partite Iva con redditi medi, ma potenzialmente utilizzabile anche da super professionisti, a patto che siano abbastanza abili da modulare i redditi realizzati nell'arco di 24 mesi, concentrandoli su un anno in modo da scaricare il più possibile quello successivo.

A lanciare l'allarme sono stati un po' paradossalmente i commercialisti (anche attraverso il Giornale), preoccupati che una misura sacrosanta, che mira ad allargare un regime fiscale agevolato per i lavoratori autonomi, si presti a distorsioni e introduca un sistema poco equo. Che rischia di favorire alcuni contribuenti e penalizzarne altri. Ieri i quotidiani hanno dato conto della «flat tax allargata». Il meccanismo spiegato a suo tempo da Enrico Zanetti, ex viceministro dell'Economia, commercialista animatore di Eutekne. La possibilità di entrare nei due regimi previsti dalla legge di Bilancio, con le aliquote al 15% e al 20% per le partite Iva individuali con fatturato, rispettivamente, fino a 65.000 e tra 65.000 e 100.000, quando il fatturato rispetta i limiti previsti nell'anno precedente, per poi uscirne dall'anno successivo, con qualsiasi somma dichiarata.

«Ad esempio, se nel 2018 il fatturato è stato di 50.000 euro, nel 2019 si può applicare la flat tax al 15% anche se il fatturato dovesse salire fino a 150.000 euro, fermo restando che poi nel 2020 si dovrà tornare al regime di tassazione normale. È evidente che, per chi avesse fatturati medi annui di 150.000 - 200.000 euro, questo meccanismo normativo rende oltremodo interessante valutare la possibilità di organizzare di conseguenza l'orizzonte temporale dei propri incassi».

Quindi, suggeriscono i commercialisti, un contribuente potrebbe essere tentato dal concentrare gli incassi sul 2019, cercando di rimanere nel 2018 sotto il limite. Oppure «invece che fatturare e incassare 150.000 euro sia nel 2019 che nel 2020, potrebbe risultare interessante limitare gli incassi 2019 a 50.000 euro, entrare a quel punto nel regime con flat tax al 15 per cento per il 2020 e incassare in quell'anno 250.000; questo ovviamente comporterebbe la fuoriuscita dal regime nel 2021, ma, procedendo nello stesso modo, vi si rientrerebbe nel 2022 è così via». Tra i professionisti si segnalano già casi di richieste di pagamenti anticipati, in modo da lasciare il 2019 il più possibile scarico e rientrare nel nuovo regime.

In altri casi, invece, quando il reddito 2018 è al limite delle soglie stabilite per i due regimi fiscali agevolati, il tentativo potrebbe essere quello di rinviare il pagamento in modo da poterlo includere tra i redditi 2019, da inserire nella dichiarazione 2020. Il contribuente cerca legittimamente risparmi di imposta, ma si crea una disparità tra chi può spostare redditi e chi, con lo stesso imponibile, non se lo può permettere.

La soluzione potrebbe essere una clausola di salvaguardia, che consideri la media dei redditi degli ultimi anni. Ma il lavoro per contribuenti e professionisti diventerebbe difficilmente sostenibile. Meglio fare delle «riforme di sistema» del fisco che introdurre regimi speciali. Che comunque hanno il pregio di fare respirare i contribuenti. Solo alcuni.

AnS

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