Scienze e Tecnologia

Così lo smartphone può "predire" la nebbia

La nebbia causa ritardi e pericoli nel mondo dei trasporti. Due ingegneri sono riusciti a predirne la formazione grazie ai nostri cellulari

Così lo smartphone può "predire" la nebbia

Due ricercatori della Cornell University hanno trovato il modo di predire la formazione della nebbia utilizzando i segnali del network cellulare. Le microonde emanate dalle torri radio mutano in base a condizioni atmosferiche, come temperatura e umidità. La formazione della nebbia, che dipende anche da temperatura e umidità, può essere quindi monitorata - e predetta - grazie ai nostri cellulari.

La nebbia è un fenomeno che causa problematiche in vari settori. Basti pensare ai rallentamenti sulle nostre autostrade o i ritardi nell’aviazione civile. La nebbia può infatti causare addirittura dirottamenti ad altri aeroporti più sicuri. Secondo il National Weather Service degli Stati Uniti circa 440 persone all'anno muoiono per incidenti aeronautici dovuti a bassa visibilità e simili condizioni metereologiche.

Le metodologie attuali per identificare la nebbia sono relativamente datate. Si basa infatti quasi tutto sull’osservazione - che sia da satelliti, sensori, o personale dedicato.

Due ingegneri della Cornell University, Noam David e H. Oliver Gao hanno studiato le mutazioni nel segnali radio a bassa altitudine geografica (vicino alla superficie terrestre) in diverse situazioni metereologiche e sono riusciti a predire la formazione della nebbia. La temperatura, come l’umidità atmosferica, modifica la qualità del segnale radio in modo molto particolare. Gli scienziati sono quindi riusciti non solo a predire la formazione della nebbia di quasi un’ora, ma persino a distinguere tra nuvole a bassa altitudine e nebbia vera e propria vicino alla superficie. Questo ultimo fatto è fondamentale quando strati di nuvole ad alta quota bloccano la visibilità dei satelliti che non riescono quindi a determinare la presenza di nebbia nelle zone sottostanti.

David e Gao desiderano condurre esperimenti in varie parti del mondo ed in varie situazioni per garantire un monitoraggio solido.

Lo studio è stato pubblicato a Novembre ma già nel 2016 i ricercatori hanno pubblicato uno studio sul monitoraggio dell’inquinamento dell’aria utilizzando lo stesso principio.

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