Salute

La dieta su misura? Inizia con la foto di muscoli ossa e mente

Paola Fucilieri

Non facciamoci illusioni. Anche chi si mette a dieta deve spesso ammettere ciò che spera di non dover mai più confessare: «Ho ripreso il peso con gli interessi». Del resto in materia di eccesso di peso chi si affida completamente alla scienza e alla diagnostica se da una parte deve dimenticare guru e blandizie per ottenere finalmente una dieta taylor made, ovvero sartoriale, e quindi unica e giusta sotto diversi punti di vista, dall'altra è obbligato ad accettare una volta per tutte una verità finora nascosta dai volumi campioni di vendita sui regimi dietetici più o meno miracolosi. Ovvero il fatto che esiste uno stimolo biologico potentissimo che favorisce l'aumento del peso delle persone fino ai 60-70 anni e nessuno sarà mai in grado di abolirlo.

NIENTE ILLUSIONI

«Noi aiutiamo le persone a perdere chili, ma è possibile che con il tempo recuperino peso poiché rimangono in quell'ambiente obesogeno nel quale, è molto difficile seguire le indicazioni nutrizionali. Bisogna educare il paziente spiegando che l'obesità è una malattia cronica e quindi serve un intervento continuo per mantenere il peso ottimale. La polmonite è una malattia acuta, preso l'antibiotico sono guarito e forse non mi verrà mai più. Se abbiamo però sempre mangiato in un certo modo significa che quel modo ci restituisce qualcosa che ci siamo scelti. Quindi mantenere il peso raggiunto resta un obiettivo molto impegnativo, la forza di volontà non è per sempre o comunque è patrimonio inestinguibile di pochi. Un patrimonio da coltivare con pazienza per chi ci riesce, naturalmente».

Alberto Battezzati e Simona Bertoli sono rispettivamente il direttore e il vice direttore, che da oltre 15 anni lavorano presso Icans (International Center for the Assessment Nutritional Status) ovvero il Centro internazionale di ricerca e studio della composizione corporea dell'Università degli Studi di Milano, fondato nel 1998 e che si è sempre occupato di studiare lo stato nutrizionale e il dispendio energetico attraverso le metodiche più all'avanguardia. Un centro dove previo appuntamento (avvisiamo, la lista è lunga: 02/50316079, www.icans.unimi.it) in circa sei ore e con a una équipe di specialisti, ma anche grazie a macchinari di ultima generazione e analisi specifiche, chiunque di noi, reduci da interminabili maratone dietetiche di ogni genere e attirati da regimi alimentari miracolosi solo in teoria, può finalmente conoscere la propria massa grassa, quella muscolare, la densità minerale ossea e quindi il fabbisogno di energia che portano a elaborare una vera e propria diagnosi sul regime dietetico su misura.

«È uno studio mirato a tutti: dai soggetti sani, ai bambini, agli anziani, ai malati - ci spiegano -. Studiavamo in ambito di ricerca la relazione tra lo stato di salute, la composizione corporea, il dispendio energetico e tutto quello che serviva in funzione di come siamo fatti. Per queste sperimentazioni e ricerche reclutavamo casistiche di soggetti volontari già malati ma anche sani. Che hanno cominciato a richiederci oltre alla diagnosi un vero e proprio regime dietetico elaborato secondo i parametri personalissimi di ciascuno».

A PICCOLI PASSI

Il protocollo del centro Icans parte infatti dal pensiero che serva, come in tutti gli ambiti medici, una diagnosi accurata dello stato nutrizionale e delle componenti psicologiche e comportamentali. «L'intuizione - ricorda Battezzati - è stata quella di creare un database per la ricerca. Questo ci ha permesso di raccogliere il materiale che permette di profilare gruppi di persone in relazione alle complicanze patologiche. Per vedere nel mondo reale quali evidenze scientifiche ci sono, raggruppare gli individui e analizzare i risch iche corrono».

Icans è innanzitutto un centro di ricerca, ma dove si insegna ai pazienti anche a convivere con i problemi e a risolverli per piccoli passi. «Senza aspettarsi la dieta miracolosa che ti fa perdere dieci chili che poi riprendi, ma imparando a gestire piano piano un metodo alimentare proprio in maniera che poi resti in possesso del paziente - conclude Simona Bertoli - che in questo modo comprende le dinamiche psicologiche che lo spingono a mangiare e affronta obiettivi raggiungibili, di miglioramento sostanziale della qualità di vita e delle prospettive di salute. Tutto questo però non va mai confuso con la perfezione, con il tutto o nulla.

Spiegare questo ai pazienti spesso non è facile perché sembra di ridurre il proprio ruolo di salvatori: condurre le persone alla realtà forse è il compito più arduo».

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