Controcultura

L'"Adorazione" ancestrale dell'incisore Bramantino

La composizione della National Gallery di Londra mostra un culto più pagano che cristiano

L'"Adorazione" ancestrale dell'incisore Bramantino

«Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme e domandavano: Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo. All'udire queste parole, Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: A Betlemme di Giudea, perché così è stato scritto dal profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele'. Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo. Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro Paese. Essi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo. Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto».

Così scrive Matteo nel suo Vangelo. In pochi giorni la notizia della nascita di Cristo divenne una leggenda. Alcuni biblisti interpretano questo racconto evangelico come leggendario, mentre altri studiosi ne sostengono la veridicità. In ogni caso ha avuto molta fortuna nella iconografia, contribuendo a consolidare, insieme alla Natività, l'inizio di un'epoca nuova per l'umanità. Sulla nascita di Cristo si misura il tempo degli uomini, di tutte le epoche, di ogni religione e in ogni parte del mondo: ante o post Christum natum, before or after, come si legge nei musei. Oggi, Epifania, è il 6 gennaio 2019 post Christum natum. Ed Epifania è apparizione al mondo, la manifestazione della divinità in forma visibile, dopo che ai pastori, cioè agli umili e agli ultimi, di Gesù, ai potenti della Terra, cui allude l'episodio della Adorazione dei Magi.

Il passo di Matteo non fornisce il numero esatto dei Magi ma la tradizione più diffusa, basandosi sul riferimento a tre doni, parla di tre uomini. In realtà, il testo greco non ne indica né il numero né tanto meno i nomi; parla solo di «alcuni Magi dall'Oriente», quindi più di uno. Il testo non specifica neanche l'intervallo di tempo trascorso tra la nascita di Gesù e l'arrivo a Betlemme dei Magi. Dal Vangelo secondo Luca sappiamo che Giuseppe, Maria e Gesù rimasero a Betlemme almeno 40 giorni, cioè sino alla Presentazione al Tempio. L'Adorazione dei Magi quindi precede. Ha ispirato, sotto forma di viaggio incantato, innumerevoli pittori. E il presepe, da ultimo quello napoletano, popolare e aristocratico, è una sintesi delle due adorazioni, dei pastori e dei Magi, dei ricchi e dei poveri, provenienti da ogni parte del mondo, a indicare l'universalità di quel momento nella storia dell'uomo. La stella cometa che guida i Magi indica il coinvolgimento del cielo, in quel momento epocale, insieme alla terra. La storia raccontata da Matteo ci ricorda che più di duemila anni fa il re di Persia, Hormizd, insieme ai re Peroz e Yazdegerd, vedendo la stella luminosa in cielo, iniziarono a seguirla. Il viaggio durò forse due anni, ma i re, guidati e illuminati dall'astro splendente, non sentirono fatica, né freddo, né fame, felici nel viaggio per la meta agognata.

Tra le rappresentazioni memorabili ci sono le meravigliose e pittoresche di Gentile da Fabriano agli Uffizi e di Benozzo Gozzoli. Viaggi incantevoli, cortei, ricchi costumi, animali esotici, paesaggi veri e immaginati. Questo sono le adorazioni dei Magi in alcuni grandi maestri. Ma quella che presentiamo in questa pagina, con l'episodio successivo, la Fuga in Egitto dello stesso autore nel Santuario della Madonna del sasso e Orselina (Locarno), è un'Adorazione particolarissima, concepita da un artista strano e originale, dominato da pensieri abissali: Bartolomeo Suardi detto il Bramantino. È una piccola tavola, conservata alla National Gallery di Londra, ambientata in un sito che pare già archeologico, con una architettura in rovina contro un paesaggio rupestre. Lo spazio è artificioso come in una invenzione di Escher: in primo piano eleganti vasi e urne, come piccoli sarcofagi, davanti al sommario trono della Vergine. Particolarmente autorevole appare Giuseppe che indica perentorio la creatura divina, mentre, paludati in ampi panneggi, i Magi portano recipienti e vasi come attori tragici sulla scena di un teatro.

Diversamente da molte altre adorazioni, non avvertiamo lo spirito di una festa, ma di un rito ancestrale, una celebrazione religiosa con i sacerdoti di un culto più pagano che cristiano. Bramantino mostra piuttosto il carattere di un architetto e di uno scultore che di un pittore, in un esercizio prospettico virtuosistico con una molto sofisticata cultura archeologica. Ogni elemento sentimentale, affettivo o celebrativo, è rigorosamente evitato. Era partito come apprendista di un orafo e ne mantiene alcune caratteristiche da tagliente incisore. I tre oggetti sul gradino prima dei sarcofagi sono un parallelepipedo, o pietra angolare, come allusione al Cristo, un turbante simbolo della cultura d'Oriente e un bacile come un fonte battesimale. Molto lontano dal mondo toscano, cui pure si è voluto avvicinare, Bramantino sente l'influenza della pittura di pensiero, della pittura come «cosa mentale» di Leonardo, che pure si manifestò con una ben diversa adorazione dei Magi. In questa, come scrisse originariamente Jacob Passavant: «L'architettura, i raffinati scrigni, i recipienti di pietra... tutto è semplice, distinto, finemente stilizzato e di gusto eccellente.

Anche l'atteggiamento delle figure, la loro posa, i gesti, il movimento della testa e gli sguardi testimoniano un'estrema ricerca di stilizzazione, tanto che tutto pare regolato da un rigido rituale».

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