Cronache

Ecco cosa c'è dietro le dimissioni del direttore della Normale di Pisa

Il professor Vincenzo Barone ha rassegnato le dimissioni dopo la mozione di sfiducia nei suoi confronti presentata al Senato Accademico, per il progetto di apertura di una seconda sede della Normale a Napoli

Ecco cosa c'è dietro le dimissioni del direttore della Normale di Pisa

Il professor Vincenzo Barone si è dimesso da direttore della Scuola Normale di Pisa. Lo ha fatto per evitare il voto di sfiducia da parte del Senato Accademico, dopo le aspre polemiche sul suo progetto, poi saltato, di dare vita ad una costola della Scuola a Napoli. L'istituto di eccellenza nel capoluogo campano si farà comunque, lo stanziamento dei fondi è stato confermato, ma non ci sarà il "brand" della Normale, difeso a spada tratta dai politici pisani, con il sindaco Michele Conti e il deputato Edoardo Ziello che si sono mossi di concerto per evitare lo "scippo".

Cosa c'è dietro? Come si legge su L'Arno.it Barone aveva in mente da mesi lo sbarco al Sud della Scuola. Lo aveva spiegato in alcuni discorsi e articoli. Lo stanziamento dei fondi per la Normale del Sud, di cui si è parlato a inizio dicembre con un emendamento alla manovra, ha però innecstao una polemica durissima, scatenando la reazione dei "sovranisti pisani", che hanno difeso con le unghie e i denti l'egemonia della loro istituzione, fondata da Napoleone nel 1810. Ne è nata una battaglia, durissima, in cui Barone si è ritrovato solo. I rappresentanti degli studenti in seno al Senato accademico hanno presentato una mozione di sfiducia. Ma una cosa è certa: mai l'avrebbero spuntata se non avessero avuto al loro fianco i professori. Questi ultimi si sono coalizzati contro Barone e, di fatto, lo hanno sfiduciato, consigliandosi di farsi da parte con due lettere che gli hanno scritto nelle ultime settimane.

Barone lascia per "il forte dissenso interno che si è immediatamente sviluppato su questo e altri elementi chiave" del suo programma di mandato. "Non sono e non potrei mai essere un direttore che non cerchi di realizzare il mandato per cui è stato eletto", e il progetto di una "Normale al Sud ha sempre fatto parte del mio programma di mandato". Torna sul progetto di una Normale al Sud, spiegando che "la scuola doveva poi poggiarsi interamente sulle proprie gambe e camminare da sola: la Scuola Normale Superiore di Pisa doveva solo essere il miglior 'incubatore' possibile". Ma ammette che "l'articolo di legge approvato alla Camera non corrispondeva esattamente a questo progetto" (quindi gli esponenti leghisti pisani non avevano tutti i torti). E aggiunge che "la versione finale approvata il 30 dicembre scorso rappresenta un completo stravolgimento dell'idea iniziale, ricondotta all'ennesima scuola locale, filiazione di un'università madre e senza nessuna autonomia".

Un ultimo accenno sulla mozione di sfiducia: "È stata introdotta da me per la prima volta nello statuto della scuola".

E si toglie un sassolino dalla scarpa, segnalando "l'accelerazione inusuale dell'insoddisfazione generale, peraltro durante una mia assenza per malattia".

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