Cronache

Poliziotti feriti e in carrozzina: "Dichiarata guerra a noi agenti"

La festa per i 119 anni della Lazio finisce in violenza. Ira della polizia: "Inutile dialogare con certi delinquenti pronti ad ammazzare chi porta una divisa"

Poliziotti feriti e in carrozzina: "Dichiarata guerra a noi agenti"

Il cordone di poliziotti fronteggia gli ultras. Sono un muro di tifosi. Camminano incappucciati, il volto coperto con le sciarpe della Lazio. Roma, notte del 9 gennaio. È il compleanno della "prima squadra della Capitale". Dovrebbe essere una festa, ma si trasforma in guerriglia.

Un gruppo di ultras, circa 2-300, si stacca dai 2.500 tifosi assiepati in piazza della Libertà. Punta i poliziotti, inizia a scagliare bottiglie, sassi e bombe carta contro la celere in tenuta antisommossa. La polizia risponde con cariche, lacrimogeni e idranti. Otto di loro vengono feriti.

Le indagini porteranno (forse) a risalire ai supporter coinvolti negli scontri. La scientifica sta passando al setaccio le immagini registrate dagli agenti. Due ore di violenze, tafferugli, cariche e lanci di ogni oggetto possibile.

Ai tifosi che, come chi scrive, amano il calcio, la Lazio e non la violenza le fotografie degli agenti feriti non possono che suonare come una nota stonata nel 119 anni di storia. Le contusioni sono diverse, non gravi, ma comunque con prognosi che vanno dai 4 ai 20 giorni. Le immagini mostrano i risultati delle "aggressioni assurde e bestiali" ai danni dei poliziotti. Uno "sbirro" (così li chiamano, no?) con la fasciatura al braccio. L'altro zoppica sorretto da due colleghi. Il terzo è seduto in carrozzina.

La rabbia è tanta. "Non bastano i morti a fermare il baraccone del calcio figuriamoci aggredire e ferire degli agenti che sono anche pagati per prendere botte", commenta caustico Vincenzo D'Acciò, poliziotto. "Gli appartenenti alle forze dell’ordine sono gli unici in cui è stata dichiarata guerra in tempo di pace", rimarca Valter Mazzetti, Segretario generale Fsp Polizia di Stato, Federazione sindacale di Polizia.

A chi veste una divisa non parlate di dialogo con gli ultras: la misura è ormai colma. "Dialogare con certi delinquenti pronti ad ammazzare chi porta una divisa è francamente inaccettabile, oltre che assolutamente inutile". Da Salvini e dal suo tavolo per le nuove norme antiviolenza, Mazzetti si aspetta il "pugno duro promesso". "Non c’è sport al mondo che valga la vita e la salute dei tanti colleghi che puntualmente finiscono in ospedale quando non all’obitorio - conclude il sindacalista - Né tutelare gli interessi economici che ruotano attorno al calcio può valere mai i rischi e le conseguenze assurde che gli operatori della sicurezza subiscono di continuo". Anche perché la Lazio, e il calcio, è di chi la ama.

Non dei violenti.

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