Economia

Nike sotto tiro in Olanda per gli accordi col fisco

La Commissione Ue ha aperto un'indagine sulla concessione di agevolazioni «ad hoc»

Nike sotto tiro in Olanda per gli accordi col fisco

La Commissione Europea fa le scarpe a Nike. Bruxelles ha aperto un'indagine formale sul trattamento fiscale concesso dall'Olanda a Nike European Operations Netherlands BV e Converse Netherlands BV, due controllate del colosso dell'abbigliamento sportivo che sviluppano, promuovono e registrano vendite di prodotti Nike e Converse in Europa, in Medio Oriente e Africa.

L'Antitrust europeo vuole appurare se Amsterdam abbia concesso al brand sportivo un vantaggio illegale a livello di tassazione, a spese degli altri stati dell'Unione e delle piccole e medie imprese locali gravate da un livello più elevato di tassazione. Nel mirino delle autorità sono finiti gli accordi che calcolavano i metodi di pagamento delle royalty e che, a giudizio della Commissione, «potrebbero non riflettere la realtà economica». Nike European Operations Netherlands BV e Converse Netherlands BV hanno infatti ottenuto licenze per cui versano royalty «deducibili da due entità olandesi fiscalmente trasparenti (non tassabili nei Paesi Bassi)».

«Gli stati non dovrebbero concedere alle società di mettere in atto delle artificiose strutture per ridurre l'imponibile in modo indebito», ha dichiarato il commissario alla concorrenza Margrethe Vestager. Il gruppo Usa ha sottolineato che la stessa normativa è prevista per tutte le società operative in Olanda. Amsterdam, che sta lavorando a una profonda riforma, si è dichiarata pronta a cooperare con l'Antitrust Ue.

Non è la prima volta che un Paese, pur di accaparrarsi la presenza sul territorio di una multinazionale concede a quest'ultima un trattamento fiscale di favore preventivato (tax ruling) eccessivo. L'obiettivo perseguito per lo più è quello di abbassare l'imponibile nello Stato con le tasse più elevate a favore del paese con una fiscalità più vantaggiosa e, in questo ambito, le multinazionali hanno dimostrato di saper fare ampio ricorso alla creatività. Stando alle ultime stime Ocse relative al 2017, sono oltre 16mila gli accordi stipulati nel mondo riguardanti un regime fiscale di cui, a quanto pare, 199 in Italia che tuttavia è stata promossa in tema di trasparenza finanziaria, è promossa.

Da qualche anno la Commissione Europea ha dato il via a un giro di vite su questi accordi in quanto ritenuti, spesso, indebiti aiuti di stato. Sono numerosi i paesi finiti sotto la scure di Bruxelles tra cui i più colpiti finora sono stati Olanda e Lussemburgo, veri e propri crocevia di multinazionali. Nel 2015 Olanda è stata costretta a recuperare i vantaggi fiscali indebitamente concessi a Starbucks (per 25,7 milioni), mentre attualmente è in corso un'indagine sugli accordi con Ikea. Il Granducato ha, invece, riconosciuto trattamenti di eccessivo favore a Fiat (per 23,1 milioni nel 2015), Amazon (per 282,7 milioni) e Engie (per 120 milioni).

La decisione entrata nella storia è stata tuttavia quella che, nell'estate del 2016, ha obbligato Dublino a recuperare 14,3 miliardi di benefici fiscali ritenuti indebiti da Apple.

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