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Inter, sei gol nel silenzio. Il Benevento regge un minuto

Un rigore sblocca subito la sfida surreale a porte chiuse Spalletti blinda Skriniar: «Nessuno ha i soldi per prenderlo»

Inter, sei gol nel silenzio. Il Benevento regge un minuto

La prima partita a porte chiuse nel calcio del Var regala l'emozione (una delle poche in verità) del primo silent check comunicato ad alta voce e perfettamente percepito dalla tribuna. Accade a metà ripresa, quando l'arbitro tuona un chiarissimo «regolare» che spegne le proteste del Benevento sul quinto gol dell'Inter (Lautaro). Non che sarebbe cambiato qualcosa, peraltro. Se giocare nello stadio deserto poteva rappresentare l'insidia più grande per l'Inter nel suo ottavo di coppa Italia a porte chiuse, bastano pochi secondi e una giocata innocua di Candreva per spazzare i timori e rendere la serata un semplice allenamento, come voleva Spalletti. Tutto merito di Antei, difensore centrale di Bucchi, che tocca ingenuamente l'avversario in uscita dall'area di rigore. Giua, trentenne arbitro sardo con 2 partite in Serie A alle spalle e 1 di coppa Italia, giovane ma anche un po' timido, a quel punto (1') fischia il primo penalty della carriera, che Icardi puntualmente trasforma (2'). Il 2-0 è pressoché immediato e a protagonisti invertiti: testa e traversa di Icardi, controbotta e gol di Candreva (7'). Appena cominciata, la partita è già finita.

L'Inter adesso aspetta la Lazio per i quarti, ancora a San Siro e con la curva Nord chiusa, ultima partita con penalità. «Lo striscione che contesta la punizione (contro il razzismo contro la violenza ma anche contro punizioni senza coerenza) rappresenta tutti quelli che amano il calcio e che pensano che si debba andare oltre queste decisioni che prima di tutto sono contro il calcio», ammonisce Spalletti. Dal campo, le urla dei giocatori sono alte e quasi sempre percepibili. «Tua, solo, dalla, occhio, lancia...»: come una qualunque sera di calcetto tra amici. Nessuno pare mai bestemmiare e di questo ringraziamo i giocatori. Semmai si sentono meno di quanto avresti detto gli allenatori: sarà la partita e non motivarli abbastanza, troppo semplice per uno, impossibile per l'altro. «Ho detto qualche parolaccia di troppo: mi spiace se i miei giocatori mi hanno sentito, ma l'avversario era davvero troppo forte per noi», chiosa Bucchi.

L'Inter di coppa in effetti è pressoché perfetta, fa giocare chi meno ha giocato (Padelli para molto, ma sbaglia sulla punizione di Insigne jr; Ranocchia balbetta come sempre; gran gol ma poco altro di Dalbert; doppio Lautaro un tempo dietro Icardi e un altro davanti a tutti; e doppio anche Candreva, che fissa il 6-2 finale un istante prima del fischio di chiusura, col secondo Var che porta oltre il 95' previsto), alla fine escono addirittura 6 gol da una decina di tiri, una media che farebbe assai comodo in campionato. Col Sassuolo sarà certamente meno semplice, anche se sabato l'Inter potrà contare almeno sul tifo dei bambini e chissà, magari, avrà anche le idee più chiare sul futuro prossimo del suo capitano chiacchierato.

Mentre sul futuro di Skriniar è Spalletti a non avere dubbi: «Resta perchè nessuno può permettersi di pagare quanto vale».

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