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Garibaldini, anarchici e neo pagani, il caos allegro dei "sansepolcrini"

All'inizio il movimento milanese era pura forza innovativa

Garibaldini, anarchici e neo pagani, il caos allegro dei "sansepolcrini"

Ma chi aderì al movimento dei Fasci italiani di combattimento, fondati, tra gli altri, da Mussolini, dal sindacalista Michele Bianchi e Ferruccio Vecchi? Un'umanità molto varia e figlia di un periodo magmatico per la società italiana, che la Prima guerra mondiale aveva scosso nel profondo. Attorno a Benito si riunirono elementi provenienti dal sindacalismo o addirittura dall'ambiente anarchico. A esempio, a parte il già citato Bianchi, Leandro Arpinati (1892 - 1945) veniva da famiglia socialista, era stato ferroviere - i ferrovieri erano una la vera avanguardia operaista- e aveva militato nell'anarchismo. Fu contattato da Mussolini e aderì subito al movimento divenendo, poi, uno dei duri del fascio bolognese. Del resto il programma sansepolcrista molto dovette, sino al maggio 1919, ad Alceste de Ambris (1874-1934) che, dopo l'esperienza fiumana, dal fascismo maturo prese decisamente le distanze. Ma nel magma di chi voleva un'Italia diversa c'erano anche persone lontane dalla politica. A esempio, la scrittrice Regina Terruzzi aveva un retaggio mazziniano e aveva preso posizione per l'emancipazione della donna. Partecipò alla fondazione dei fasci salutando in Mussolini il futuro Console d'Italia. Fu lei ad avvicinare al futuro Duce Cesarina Ribulsi, archeologa, esoterista, personalità di spicco della Fratellanza di Miriam, la misteriosa. Fu la «signora in rosso» che consegnò a Mussolini un fascio littorio . Per Mussolini erano atti simbolici, per certi sansepolcrini il segno di un nuovo paganesimo libertario. Che non vi fu. Anche Regina, infatti, prese le distanze dal regime.

Non mancò nemmeno un garibaldino al gruppo. Riccardo Luzzatto (1842-1923) era un avvocato di origine ebraica e aveva partecipato diciottenne alla spedizione dei mille e poi alla terza guerra di indipendenza. Repubblicano e massone, allo scoppio della Grande guerra, si offrì di nuovo volontario. Settantenne rimase ferito nella presa di Gorizia e meritò una medaglia d'argento. Ovvio non avesse digerito la gestione di una vittoria che rischiava da subito di essere mutilata e sulle spalle dei reduci. Ma c'erano anche aviatori come Attilio Longoni, giornalisti e irredentisti come Enrico Rocca (grande traduttore), che fui poi colpito dalle leggi razziali del '38, il padre del teatro futurista Emilio Settimelli o lo scrittore per bambini Ettore Simone Boschi (1874-1955).

Insomma molte anime diverse che volevano l'azione e non volevano finire trascinate né nei burocratismi del vecchio Stato liberale, né nel gorgo sovietico che si stava allargando. Purtroppo finirono trascinate in un altro gorgo che avevano contribuito a creare a colpi di sogni.

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