Economia

Apple riduce le assunzioni. Pesa il "virus" dell'iPhone

La decisione di Cook segue il calo delle vendite e il caso Cina. La sfida con Android per il business dei servizi

Apple riduce le assunzioni. Pesa il "virus" dell'iPhone

Apple, prima del lancio dell'iPhone, aveva solo 16mila dipendenti. Oggi ne ha 132mila. Tutto grazie a suo smartphone, il primo interamente touch screen che, dal suo debutto nel 2007 - Steve Jobs venne appositamente a Parigi per presentarlo personalmente anche in Europa - ha decuplicato utili e fatturato del gruppo di Cupertino.

Le vendite dello smartphone più costoso e copiato al mondo hanno trainato i risultati e con questi anche le nuove assunzioni. Ora però, dopo il rallentamento delle vendite accusato sopratutto in Cina, Apple è costretta a rivedere anche il numero di assunzioni previste il prossimo anno.

Nel 2018 la Mela ha assunto 9mila persone circa, molte delle quali nei nuovi negozi aperti, tra cui quello a Milano, e 7mila nel 2017. Per il 2019 il dato non era ancora stato reso noto ma saranno meno del previsto. A dare l'annuncio è stato l'ad Tim Cook, spiegando che comunque non si tratta di un blocco ma di una riduzione in alcune divisioni. Anche se gruppi chiave come il team che lavora all'intelligenza artificiale della Mela continueranno, ha detto Cook, ad aggiungere nuovi dipendenti a un ritmo elevato.

Nella strategia di Apple il rallentamento delle vendite di iPhone potrebbe diventare un'opportunità di innovazione. Il business legato ai servizi crescerà infatti fino a 10,8 miliardi di dollari durante il trimestre in corso. il gruppo Usa punta proprio su questi per cambiare strategia, come denota l'apertura di Apple Music ai dispositivi Amazon, aggiungendo la possibilità di trasmettere contenuti multimediali direttamente da iPhone e iPad alla tv di casa, anche senza passare dalla Apple Tv, e di rilasciare un'app di streaming video iTunes per le televisioni Samsung. Inoltre sta lavorando su nuove partnership per espandere i servizi, come Apple Music, a più piattaforme di terze parti.

Tutto è partito da quando Apple a inizio gennaio ha tagliato le previsioni sulle vendite del trimestre in corso a 84 miliardi di dollari rispetto agli 89 miliardi precedenti.

Il problema è che i nuovi iPhone, l'ultima serie la «X», non offrono innovazioni particolari rispetto a quelli vecchi dal 6 in poi. Se si aggiunge il rallentamento economico della Cina il gioco è fatto.

Da considerare poi la politica adottata da Apple sul prezzo di sostituzione della batteria. Dato che il «cuore» usurato dello smartphone peggiorava le performance, Apple ha avviato un programma di sostituzione al prezzo ridotto di 29 euro rispetto ai normali 89. Il risultato è che 11 milioni di utenti, nel 2018, hanno cambiato la batteria rispetto ai 2 milioni degli anni precedenti.

E dunque chi aveva un vecchio iPhone, cambiando la batteria si è accorto che il suo smartphone era ancora performante e dato che i nuovi modelli non presentavano particolari innovazioni si è tenuto il vecchio. Apple è, comunque, subito passata ai ripari alzando il prezzo di sostituzione della batteria da 29 a 49 euro per i modelli vecchi.

La sostituzione costa sempre 89 euro per i modelli più recenti.

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