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Quella parte di Chiesa cattolica che tifa per Matteo Salvini

Una parte minoritaria, ma conservatrice, della Chiesa cattolica guarda con attenzione all'operato del ministro dell'Interno. É la medesima Chiesa che non sosterrà la nascita di un "partito dei cattolici"

Quella parte di Chiesa cattolica che tifa per Matteo Salvini

Esiste un emisfero di Chiesa cattolica che di ritorno in campo, nell'accezione politica dell'espressione, non ne vuole sapere. Anzi, la stessa parte, piuttosto, si dice preoccupata per via della "confusione dottrinale". Anche perché il papa regnante - insistono - ha fatto dell'accoglienza dei migranti un mantra pastorale, dimenticando o relegando in secondo piano questioni spirituali ritenute urgenti. La politica - sostengono ancora i conservatori - , è un affare per cui è deputato Cesare e alle istituzioni ecclesiastiche rimane il compito di fare annunci, sì, ma solo su Gesù Cristo.

Matteo Salvini ha ringraziato via Facebook monsignor Crepaldi, arcivescovo di Trieste, perché l'ecclesiastico ha negato pubblicamente, su La Verità, l'assolutezza del diritto a emigrare. Qualcuno pensa che sia tutta una strategia partita dagli Stati Uniti, utile sia ad assecondare i proclami del populismo sia ad attaccare il pontificato, e le prioprità riformistiche, di papa Francesco. C'entrebbero Steve Bannon, il cardinale Raymond Leo Burke, il cardinale O'Brien, monsignor Carlo Maria Viganò, i blog antibergogliani, quelli che celebrano con il vetus ordo, i tradizionalisti più disparati, i ratzingeriani di ritorno e qualche antiecclesiastico imbucatosi alla festa. Ma forse è inutile andare a rovistare lontano dal Belpaese. Monsignor Negri, arcivescovo emerito di Ferrara, che per qualcuno è stato destituito da Bergoglio, non è d'accordo sul fatto di estendere la pratica dell'obiezione di coscienza al Dl sicurezza. Come vorrebbero fare certi sindaci di centrosinistra. Il ministro dell'Interno, dopo aver letto queste dichiarazioni, potrebbe aver pensato a un ulteriore "grazie". Monsignor Crociata ha rilasciato parole chiare sulla differenziazione dei compiti: "La Chiesa non può e tantomeno non deve indicare allo Stato come gestire il problema migratorio". Se esiste un piano per contestare il papa plaudendo ai populisti, insomma, è abbastanza manifesto.

C'è una parte di Chiesa cattolica che guarda a Matteo Salvini perché la Lega ha sposato la causa pro life. E c'è una parte di mondo pro life che ha sposato il Carroccio perché nessun altro si è interessato più di tanto a quelle istanze. Chiedetelo per esempio a Simone Pillon, che oggi ricopre la carica di senatore, dopo aver battagliato per anni contro la cosiddetta "ideologia gender". Gli incastri e le aderenze idealistiche, forse, rilevano in questa storia più delle dietrologie. Pure perché - come ritiene monsignor Nicola Bux - il Vangelo non propaganda la rivoluzione e così - aggiungiamo noi - a qualche ecclesiastico, soprattutto nel Nord Italia, potrebbero bastare un po' di sicurezza in più e un po' di realismo in materia d'integrazione. L'inquilino del Viminale, facesse un tentativo d'incasellare i presuli che hanno sostenuto le sue politiche, avrebbe più di qualche difficoltà. Qualcuno di questi "consacrati schierati" potrebbe prendere parte al tredicesimo Congresso Mondialle delle Famiglie, che si terrà a Verona a fine marzo. Ecco, in quella circostanza potrebbe emergere una certa intransigenza in materia di diritti civili.

Certo, i preti di strada sembrano pensarla tutti allo stesso modo, i cosiddetti "buonisti": da padre Alex Zanotelli, quello del "digiuno a staffetta", a don Luigi Ciotti passando, nel salire di gerarchia, a tutti quei vescovi che contestano quotidie la "linea dura" sui migranti. Fino alla costituzione del chiacchierato "partito dei cattolici", che presto potrebbe fare la sua comparsa sulla scacchiera. Ci sarebbe don Alfredo Morselli che ha parlato degli immigrazionisti in questi termini: "Sono gli utili idioti dell'islam", ma etichettare i consacrati non è mai un'operazione semplice. Matteo Salvini, questo è abbastanza provato, può vantare consensi tra i cattolici conservatori, ma da qui a postulare l'esistenza di una "chiesa salviniana" ce ne passa. Sarebbe leghista, allora, pure don Salvatore Picca, quando dichiara che il ministro dell'Interno è l'unico politico che segue il Vangelo. Sarebbe più che un leghista, magari un estremista, don Larizza, anche accusato di razzismo, che in tempi non sospetti ha preso una posizione alla Salvini: " Se io sono a capo di una famiglia - ha scandito - devo provvedere prima di tutto ai miei figli, dopo a chi arriva. Funziona in questo modo. Semmai è poco lucido chi fa il contrario".

I "preti populisti" - come vengono chiamati - sono davvero pochi. Chi ha provato a intervistarli conosce la loro reticenza: non vogliono passare per oppositori del Santo Padre.

Perché va bene dividersi sulla politica, ma riguardo alla Chiesa no.

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