Controcultura

Finalmente Mia diventa Serena Ma soltanto lei...

Finalmente Mia diventa Serena Ma soltanto lei...

Che brava Serena Rossi! L'attrice napoletana, nota ai più per la fiction Un posto al sole, è stata scelta per interpretare Mia Martini, le sue canzoni e soprattutto il suo triste destino personale. Dopo il passo falso della mini serie dedicata l'anno scorso a De André c'era nuovamente il rischio di scivolare nell'effetto macchietta; Rossi invece è stata brava a interpretare a suo modo le canzoni originali senza imitarle, pur avendone imparato la gestualità goffa. Ha una voce solida e calda, lontanissima da quella della Martini, magari meno carismatica, ma certo più bella e sensuale, e ha persino accettato di mortificarsi indossando abiti davvero tremendi per assomigliarle il più possibile, senza per questo perdersi in toni da parodia, come era capitato proprio a Luca Marinelli in Principe libero.

Il meglio di Io sono Mia, il biopic diretto da Riccardo Donna prossimamente su Rai1 dopo l'anteprima al cinema di questa settimana, finisce qua. Il film, anzi, mostra diversi limiti strutturali, a cominciare dalla ricostruzione storica incerta, accettabile per gli anni '60, poi sempre più farraginosa. Gli autori si sono peraltro misurati con alcuni «grandi rifiuti», dovendosi così arrangiare con personaggi di finzione che somigliassero in qualche tratto a quelli veri. Nelle notti del Piper, ad esempio, compare uno strano travestito dalla parrucca bionda di nome Anthony e dal forte accento romano: è chiaro trattarsi di Renato Zero, che di essere citato non ha voluto saperne, ma almeno bisognava scegliere un ragazzo più giovane, un ventenne, giusto per essere più precisi. È poco più di un cammeo, passi. Andrea, fotografo, fidanzato con Mia per diversi anni, nella realtà non esiste, ma il loro rapporto fragile, tormentato, doloroso ricorda molto quello tra la cantante e Ivano Fossati. Un altro che si è rifiutato eppure c'è, o almeno c'è il suo fantasma.

Ridotta all'osso la presenza di Loredana Bertè, bastano pochi minuti per disegnarla ancora più sguaiata di come è, mentre il ruolo del padre (tanto per non smentire l'ennesimo Edipo) ha ben più rilevanza. Dei personaggi famosi l'effetto generale è quello dei concorsi di sosia: si salva solo Antonio Gerardi nel ruolo di Alberigo Crocetta, fondatore del Piper e primo discografico di Mimì. Il Califano secondo Edoardo Pesce è davvero irritante, grassoccio, vestito come un agente immobiliare, perde per strada il proverbiale fascino da seduttore notturno: il Califfo si sarà rivoltato nella tomba. E che dire il Charles Aznavour che assomiglia a Don Lurio? Insomma, siamo davvero alla parodia, ed è un peccato perché queste cadute di tono vanificano lo sforzo di Serena Rossi nell'apparire credibile, anche nei passaggi biografici che peraltro insistono sulla fama da menagrama, sul carattere impossibile, sull'infelicità congenita.

E non convince neppure la scelta del titolo, Io sono Mia come un film parafemminista degli anni '70, interpretato da Maria Schneider.

Sarebbe bastato Mimì, perché ce la ricordiamo tutti così.

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