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Sophia, la Merkel tiene le navi in porto: "Noi messi da parte dall'Italia"

Il mezzo dietrofront della Germania: non si ritira dalla missione ma blocca l'avvicendamento delle navi fino a quando non otterranno un chiarimento sull'operazione

Sophia, la Merkel tiene le navi in porto: "Noi messi da parte dall'Italia"

Gli occhi sono puntati sulla missione Sophia il cui mandato è stato prorogato fino al 31 marzo. Ad oggi le operazioni di lotta ai trafficanti al largo della Libia andranno avanti con la partecipazione dei tedeschi malgrado la decisione di Angela Merkel di non sostituire la fregata. "Non è questione di partecipazione - fa trapelare una fonte europea all'agenzia LaPresse - la Germania continuerà a partecipare all'operazione e nulla indica che non metterà nuovamente una unità navale a disposizione in futuro". Attualmente le navi dispiegate sono tre: la Reina Sofia per la Spagna, la Luigi Rizzo per l'Italia e l'Augsburg per la Germania. Il ritiro di quest'ultima era già previsto per il 6 febbraio: avrebbe dovuto sostituirla la nave Berlini ma non salperà finché non sarà "chiarita la situazione dei porti di sbarco e il futuro dell'operazione".

Lo scambio di accuse

La decisione della Germania ha creato un effetto a catena nei difficili equilibri tra Paesi europei. "Se ora qualcuno, pensando di fare un danno all'Italia, si sfila per noi non è assolutamente un problema", ribatte Matteo Salvini senza troppi giri di parole. D'altra parte è da quando è arrivato al governo che il vicepremier leghista chiede il cambio delle regole della missione che prevede che tutti gli immigrati soccorsi debbano sbarcare in Italia. "In sei mesi - svela - in Europa ci hanno detto sempre 'no'". Il mandato scadrà il 31 marzo. E questa scadenza potrebbe essere per il governo gialloverde per riuscire a cambiare le regole di ingaggio che, secondo i dati del Viminale, avrebbero riversato "nel nostro Paese 50mila immigrati". Lato tedesco, invece, le colpe sarebbero tutte da attribuire all'Italia. A Davos, come riporta l'agenzia Adnkronos, il ministro della Difesa tedesco, Ursula Von der Leyen ha apertamente accusato il comando italiano di aver mandato, "per tre quarti dell'anno", la Marina tedesca "negli angoli più remoti del Mediterraneo, dove non ci sono rotte di trafficanti e nessuna rotta di migranti". Non solo. A detta del ministero della Difesa tedesca, Roma avrebbe addirittura "cambiato le priorità" dell'intera operazione spostandola "verso la lotta al contrabbando di armi e di petrolio" al largo delle coste della Libia.

Lo strappo della Germania

Al comando dell'operazione Sophia è l'ammiraglio italiano Enrico Credendino che, prima del rientro della tedesca Augsburg, poteva contare su tre unità navali e otto supporti aerei. È stato lui a contattare in mattinata i tedeschi per avere chiarimenti sulle indiscrezioni uscite ieri sera. "La Germania non si ritira - ha garantito dopo la telefonata - hanno posizioni chiave che rimangono nel mio quartier generale e sulla flagship". Berlino ha, però, indicato di non prevedere la sostituzione "per ora" della Augsburg con la nave Berlin, inviata a partecipare a manovre della Nato nel mare del Nord. "La nave Berlin - ha spiegato lo stesso Credendino - è stata designata e rimarrà in Germania, pronta a muoversi in due settimane in attesa che si chiarisca la situazione dei porti di sbarco e il futuro dell'operazione". Tutto congelato, insomma. L'esercito tedesco ha, tuttavia, mantenuto il personale al quartier generale di Sophia a Roma. "Quindi - ha sottolineato l'ammiraglio - non cambia assolutamente nulla, la Germania rimane uno dei principali partner dell'operazione".

Il futuro della missione Sophia

L'ultimo salvataggio sotto bandiera tedesca è avvenuto lo scorso luglio. Dal 2015 a oggi hanno tratto in salvo oltre 22mila immigrati. Ora, per Von Der Leyen, l'impasse potrà essere risolta solo a livello politico. La nave Berlin può, infatti, rientrare nel Mar Mediterraneo in qualunque momento, nel giro di una decina di giorni. Prima che questo accada, però è necessario che Bruxelles si vedano i ministri dell'Interno europei per trovare la quadra sul futuro della missione Sophia. "Abbiamo atteso a lungo una soluzione - lamenta il ministro tedesco - è ora di trovarla a livello politico".

Ma, a detta dell'Italia, da parte dell'Unione europea non c'è alcun interesse perché ciò avvenga.

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