Salute

Menopausa, se gli ormoni sono «bio»

Hanno la stessa struttura di quelli prodotti dal corpo umano ma non sono innocui

Quando si parla di terapie ormonali, c'è sempre chi salta in piedi sulla sedia: «Ma fanno male, fanno venire i tumori». In realtà gli ormoni sono l'anima che regola la vita delle donne, ad ogni età, menopausa compresa (ovviamente se assunti con criterio e nei dosaggi giusti). Sono la «ricetta» che rende le donne sexy, che le fa diventare madri, che le aiuta a combattere la depressione e a mantenere vigore. Non solo: gli ormoni servono a contrastare l'endometriosi, i dolori mestruali, i casi di ovaio policistico, prevengono l'Alzheimer e le demenze.

Ma la confusione sull'argomento è parecchia, soprattutto da quando si utilizzano anche gli ormoni bioidentici che, solo dal nome, sembrano meno dannosi. Di cosa si tratta? Rispetto a quelli sintetici, i bioidentici hanno la stessa struttura molecolare degli ormoni prodotti dal nostro corpo e quindi non vengono distinti da quelli endogeni, ossia prodotti dall'ovaio, dal surrene o dal tessuto adiposo (a seconda che si tratti di estrogeni, come l'estradiolo e l'estrone), di testosterone, o di deidroepiandrosterone Dhea, il genitore di tutti gli ormoni steroidei).

Da dove arrivano i bioidentici? Vengono estratti e sintetizzati da un tubero che cresce in Messico e in Canada ed è ricco di fitoestrogeni naturali. Oppure sono contenuti nella pianta della soia già utilizzata in Oriente per contrastare gli effetti collaterali della menopausa. I fitoestrogeni sono principi vegetali estranei al corpo, che però interagiscono con i nostri recettori per gli ormoni, come una chiave nella serratura. «Gli estrogeni bioidentici - spiega Alessandra Graziottin, alla guida del centro di ginecologia dell'ospedale San Raffaele Resnati - interagiscono prevalentemente con i recettori alfa (che regolano sonno, battito cardiaco e la produzione degli ormoni), e questo spiega anche la ottima efficacia sui sintomi menopausali. I fitoestrogeni interagiscono soprattutto con i recettori di tipo beta (che mediano le azioni riparative e anti proliferative) e questo ne piega i molti effetti protettivi».

E d'accordo che sono naturali, ma non vengano confusi con un trattamento fitoterapico o omeopatico. «Gli ormoni bioidentici non sono omeopatia - precisa Graziottin - Sono ormoni a tutti gli effetti, con l'efficacia e i rischi delle terapie ormonali con altri principi attivi. L'ambiguità prescrittiva di dare un principio farmacologicamente attivo illudendo che sia innocuo perché è bioidentico non è corretta ed è potenzialmente pericolosa. Purtroppo è diffusa anche all'estero e negli Stati Uniti in particolare, dove le donne sono convinte che bioidentico significhi innocuo. Al punto che la North American Menopause Society ha messo al bando la parola «bioidentico» perché ingannevole. Il punto è - precisa Graziottin - che l'omeopatia funziona poco nelle sindromi menopausali con sintomi severi (circa il 30% delle donne ne soffre) e in tal caso sono necessarie vere terapie ormonali».

Con gli ormoni, naturali o sintetici che siano, non si scherza. Ma è altrettanto sbagliato demonizzarli. Soprattutto quando vengono utilizzati nelle terapie ormonali sostitutive della menopausa. Di fatto in Italia si paga ancora il contraccolpo di uno studio pubblicato negli Stati Uniti nel 2002 in cui si sollevava l'ipotesi del rischio di contrarre un tumore al seno. «Tuttavia - chiarisce Rossella Nappi, docente di ginecologia e ostetricia all'Università di Pavia, in un suo intervento per il sito della Fondazione Umberto Veronesi - è stato dimostrato che il rischio è molto piccolo e c'è solo se gli ormoni vengono assunti per cinque anni. Per di più in Italia utilizziamo dosaggi più bassi rispetto agli Stati Uniti e ormoni vicini a quelli che le ovaie già producono».

MaS

Commenti