Cultura e Spettacoli

E i sogni della Summer of Love finirono nel dicembre di sangue di Altamont

Il festival californiano chiuse un'epoca: le foto di Bill Owens lo testimoniano

E i sogni della Summer of Love finirono nel dicembre di sangue di Altamont

Il 1969 sarà stato anche l'anno dello sbarco sulla Luna, ma rappresenta soprattutto la fine repentina di tutte quelle utopie che il '68 aveva vagheggiato. L'ottimismo spensierato si dissolve in un'inquietante cupezza e il lato oscuro della forza prevale sugli abiti colorati degli hippie e dei figli dei fiori. Non mancheranno a breve le celebrazioni di Woodstock, il più grande festival musicale che tra il 15 e il 18 agosto coinvolse nei pressi della cittadina di Bethel circa un milione di persone, tra pioggia, fango, corpi nudi e tanto straordinario rock culminato con l'esibizione di Jimi Hendrix. Solo pochi giorni prima, il 9 agosto, nel quartiere lussuoso di Bel Air a Los Angeles, la famiglia di Charles Manson compie la sanguinosa mattanza nella villa di Roman Polanski, uccidendo tra gli altri la sua giovane moglie Sharon Tate all'ottavo mese di gravidanza. I giovani che viaggiano verso Woodstock sentono in radio la notizia della strage: non c'è un preciso collegamento tra i due fatti, però la figura di Manson una rockstar mancata - accelera quel processo di trasformazione della musica, dalle good vibrations della Summer of Love al nichilismo e all'autodistruzione (di lì a poco moriranno Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison).

Le campane a morto del 1969 suonano però il 6 dicembre ad Altamont, California, un altro festival rock che in scaletta prevede Santana, Jefferson Airplane, Flying Burrito Brothers, CSN&Y e per ultimi i Rolling Stones. La band inglese torna in America dopo tre anni d'assenza poiché ritenuti indesiderati dalle autorità. Il concerto è gratuito, imponente il servizio d'ordine affidato dagli Stones stessi agli Hell's Angels, la crew di motociclisti che non va certo per il sottile. Il clima è pesante già dalle esibizioni degli altri gruppi e quando salgono sul palco Jagger e Richards esplodono i disordini. Meredith Hunter, diciottenne di colore visibilmente alterato da alcol e droga al punto da aver estratto una pistola, viene accoltellato a morte dagli Angels. Decine di persone rimangono ferite. La cronaca nera si sovrappone alla musica e finisce l'età dell'innocenza del rock and roll. Questo alone mortifero, peraltro, si era abbattuto sugli Stones già a luglio, quando Brian Jones affogò in piscina. Una fine misteriosa che farà scattare strane supposizioni sul difficile ruolo del biondo chitarrista rispetto ai due frontman.

In quei giorni ad Altamont c'è anche Bill Owens, un fotografo americano appena trentenne che presto diventerà tra i più rinomati interpreti del realismo, dopo aver raccontato con i suoi scatti i moti studenteschi a Berkeley, poi cantore della provincia americana in Suburbia, Guggenheim Fellowship per la fotografia nel 1973. Cinquant'anni dopo, Damiani di Bologna (editore unico in Italia per la riscoperta di autori e momenti straordinari del nostro tempo) dà alle stampe Altamont. La fine di un'epoca, per la cura di Claudia Zanfi che scrive nella presentazione: «Bill Owens era là. Con la sua Nikon è tra le poche testimonianze fotografiche rimaste. Grazie alla sua sapiente capacità di osservatore, Owens descrive quella folla immensa, riesce a ritrarre sia le singole persone (con zoomate magistrali), sia l'intera massa. Migliaia di corpi anonimi serrati insieme sulla collina, si trasformano in una instant city, una baraccopoli umana in declino. Immagini nitide, uniche, che dopo il sogno del '68 contrassegnano la fine dell'epoca Peace & Love».

È il colore, saturo e contrastato, a sottolineare l'impatto della musica sulla popolazione giovanile: gli hippie, i pacifisti, le femministe, i bikers, i teorici dell'amore libero a seno nudo e bambini al seguito, tantissima marijuana. Lo sguardo è diretto sul pubblico, autentica marea umana, tanto che il palco finisce in secondo piano. Ma sul finale la festa si interrompe, l'atmosfera di gioia è sospesa, entrano in scena giubbotti, bastoni e catene. L'ultima immagine in bianco e nero sintetizza tutto: un gruppo di persone si allontana lasciando un giovane sverso nel prato. Tornano alla mente le parole di Manson durante il processo: «Io ho solo accolto ragazzi pieni di vita e amore.

Il male che avevano dentro glielo avete insegnato voi».

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