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Eddie Irvine è certo: solo Schumi meglio di lui

Sicuro che sarebbe andato meglio se non avesse avuto il tedesco in scuderia

Eddie Irvine è certo: solo Schumi meglio di lui

Eddie Irvine ha ricordato i suoi anni in Ferrari durante un’intervista alla BBC Northern Ireland. L’irlandese ha fatto parte della scuderia dal 1996 al 1999, per poi passare alla Jaguar. E suo compagno di squadra in quegli anni era proprio Michael Schumacher. Naturalmente Schumi era considerato la prima guida. Anche perché il periodo non era dei più facili per il Cavallino, che non vinceva un mondiale piloti dal 1979 e un mondiale costruttori dall’83. Le speranze riposte nel tedesco erano molte. Eddie avrebbe dovuto aiutarlo a vincere, essere insomma un perfetto gregario. Ma l’11 luglio 1999 si è presentata la grande occasione per l’irlandese. Schumacher infatti, dopo l’incidente a Silverstone, sarebbe stato fuori uso per diversi Gran Premi.

Ma la scuderia aspettava il ritorno del tedesco, il loro vero campione, e secondo le parole di Irvine, non lo aiutò a vincere il mondiale. “Il team smise di sviluppare la monoposto con l’infortunio di Schumi, in quanto erano basse le possibilità di vincere quel campionato” ha rivelato, dicendosi certo che, se non avesse avuto il tedesco in scuderia, avrebbe ottenuto risultati migliori. Irvine, che non le ha certo mai mandate a dire, avrebbe voluto avere al suo fianco un Alesi o un Berger, certo di poterli battere “A parte Schumacher non c’erano altri migliori di me, Schumi apparteneva a un altro mondo”.

Probabilmente anche Mika Hakkinen, il grande signore della Formula Uno, non era da lui ritenuto alla sua altezza, o quantomeno di pari livello. Ma l’anno seguente il tedesco sarebbe tornato in scuderia, e la Ferrari voleva vincere il Mondiale grazie a lui. E così è stato. Schumi nel 2000 ha infatti riportato il titolo piloti a Maranello, 21 anni dopo l’ultimo successo. Erano altri tempi, erano altre lotte. I protagonisti in quegli anni erano sostanzialmente due, Hakkinen e Schumacher.

Con i loro gregari, Coulthard e Irvine, appunto.

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