Economia

Trump vuole mettere la Cina spalle al muro

«Pechino apra il suo mercato, oppure niente accordo». Ancora irrisolti i nodi principali

Trump vuole mettere la Cina spalle al muro

Prima la carezza: «Gli incontri vanno bene, proseguono con buona volontà e in uno stato d'animo positivo da entrambe le parti. Sarà di gran lunga l'accordo commerciale più grande mai fatto prima». Poi, la minaccia: la Cina deve «aprire i suoi mercati non solo ai servizi finanziari, come sta facendo, ma anche alla manifattura, agli agricoltori e alle altre aziende e industrie statunitensi. Senza questo, un accordo sarebbe inaccettabile!». Tra un tweet e l'altro non sono trascorsi ieri che pochi minuti, ma Donald Trump riesce nell'impresa di apparire conciliante e intransigente al tempo stesso. Ma è il secondo cinguettio quello rivelatore, la vera cartina di tornasole delle distanze che ancora separano le due super-potenze sul terreno di scontro commerciale, quando manca ormai solo un mese alla scadenza della tregua stipulata ai margini del G-20 di Buenos Aires. Armistizio che potrebbe essere esteso «per un po'», ha detto il presidente americano. In assenza di un accordo, gli Usa alzerebbero dal 10 al 25% i dazi su 200 miliardi di dollari di beni made in China. L'America ha già imposto queste tariffe punitive su altre importazioni, per un valore di 50 miliardi, provocando la rappresaglia di Pechino che le ha imposte su importazioni dagli Usa per 110 miliardi.

Le divergenze fra le parti non sono evidentemente state colmate durante gli incontri, iniziati a Washington mercoledì e proseguiti ieri, fra i negoziatori Usa e la delegazione di Pechino guidata dal vicepremier cinese, Liu He. Lo stesso Liu avrebbe proposto di organizzare un altro incontro tra i presidenti Trump e Xi Jinping per cercare di raggiungere un'intesa. Il rendez-vous, secondo il Wall Street Journal, dovrebbe avvenire nella città cinese di Hainan, dopo il vertice che si terrà in Asia (ma non è ancora stata comunicata la città) tra l'inquilino della Casa Bianca il leader nordcoreano, Kim Jong Un, alla fine di febbraio. The Donald sembra disposto all'incontro: «Nessun accordo finale sarà fatto finchè non incontrerò il mio amico, il presidente Xi nel prossimo futuro per discutere e trovare un accordo su alcuni dei punti più difficili». Il presidente ha poi aggiunto: «Stiamo cercando di fare un accordo completo, non lasciando nulla di irrisolto. Tutti i maggiori problemi sono stati discussi e speriamo di poterli risolvere».

A Washington, la delegazione cinese avrebbe portato un pacchetto di modeste concessioni, che riguarderebbe soprattutto la promessa di acquistare più prodotti agricoli ed energetici statunitensi e di far entrare maggiori capitali statunitensi nei settori manifatturiero e finanziario cinesi. Trump pretende però di più, essendo consapevole che sarà difficile per l'agricoltura Usa riuscire a competere sul territorio cinese, dove i prezzi sono estremamente bassi.

Inoltre, il nodo dei furti della proprietà intellettuale si è ulteriormente aggrovigliato dopo che gli Stati Uniti hanno accusato Huaway di questo reato.

Commenti