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Repubblica Ceca vara stretta fiscale ai danni della Chiesa cattolica

Le autorità ecclesiastiche della Repubblica Ceca hanno reagito all’approvazione della “stretta fiscale” giudicandola come una “scelta ideologica”

Repubblica Ceca vara stretta fiscale ai danni della Chiesa cattolica

Il parlamento della Repubblica Ceca ha in questi giorni approvato una “stretta fiscale” ai danni della Chiesa cattolica. Sia la Camera dei Deputati sia il Senato di Praga hanno infatti ultimamente votato a favore della proposta di legge elaborata dal Ksčm, il Partito comunista. A favore di tale iniziativa si è formato, in entrambi i rami dell’organo legislativo, uno schieramento trasversale, costituito, oltre che da quasi tutti i gruppi parlamentari di opposizione, anche dalla coalizione di governo. Contro la normativa in questione si sono schierate solamente le forze politiche moderate e di ispirazione cristiano-democratica.

La legge, redatta da Pavel Kováčik, capogruppo del Ksčm alla Camera dei Deputati, dispone un aumento del prelievo tributario sulle “proprietà” degli enti ecclesiastici: “canoniche, seminari, conti correnti, donazioni, terreni”. In base alle disposizioni del recente provvedimento, saranno soggette a tassazione persino le somme elargite alla Chiesa cattolica dal governo ceco a partire dal 2012 quale “indennizzo” per le misure anticlericali dell’epoca comunista. Colpite da una tassazione incrementata saranno anche le associazioni diocesane attive nell’assistenza alle persone disagiate.

Le autorità ecclesiastiche della Repubblica Ceca hanno reagito all’approvazione della “stretta fiscale” giudicandola come una “scelta ideologica”. Dominik Duka, arcivescovo di Praga, ha infatti diramato un comunicato in cui indica l’inasprimento fiscale disposto dalle autorità nei riguardi delle istituzioni cattoliche come il “culmine” di una “feroce campagna diffamatoria promossa negli ultimi mesi dall’esecutivo Babiš all’indirizzo della Chiesa”.

Nella diatriba tra governo e autorità diocesane è quindi intervenuto il presidente della repubblica in persona. Miloš Zeman, commentando il “via libera” parlamentare al provvedimento incriminato, ha infatti ammesso che le nuove disposizioni presentano “molteplici aspetti controversi” e si è poi impegnato a “persuadere” il premier Babiš a purgare la normativa dagli elementi “palesemente anticlericali”.

In base alle ultime rilevazioni effettuate dagli istituti di ricerca cechi, la nazione est-europea sarebbe il “terzo Paese più ateo al mondo”.

Recenti indagini demoscopiche attestano infatti che la patria di San Venceslao presenterebbe al giorno d’oggi una percentuale di “indifferenti alla dimensione religiosa” pari a “quasi il 79% della popolazione”.

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