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Monta la rabbia dei governatori leghisti

Malumori verso il leader, imprese in subbuglio. L'ipotesi: mini Alta velocità

Monta la rabbia dei governatori leghisti

Roma - L'escalation pre-elettorale sulla Tav diventa sempre più esplicita. Lo scontro è (apparentemente) totale. Il Movimento Cinquestelle continua a menare duro e ormai non si trincera più dietro l'ormai mitica analisi costi-benefici, tela di Penelope utile ad allontanare il momento della decisione finale. Bisogna recuperare consenso, le elezioni abruzzesi sono dietro l'angolo e così viene rimesso in campo Alessandro Di Battista a fare il poliziotto cattivo contro la Torino-Lione, subito imitato da Luigi Di Maio: «La Tav non s'ha da fare».

L'affondo, naturalmente, suscita più di un mal di pancia dalle parti della Lega con Matteo Salvini che ha appena visitato il cantiere di Chiomonte, dove lo scavo dei 7 km del cunicolo esplorativo è stato completato dal febbraio 2017 e i lavori continuano. I malumori più forti si percepiscono sui territori per un tema molto sentito dai governatori leghisti costretti a fare i conti tanto con gli imprenditori e i lavoratori coinvolti nei cantieri dell'Alta Velocità quanto con gli operatori economici che temono venga meno il ruolo della Lega di garante della produzione contro le suggestioni da «decrescita felice» dei Cinquestelle e fanno sentire la propria voce.

Il leader della Lega, come fa sempre quando gli alleati scelgono la polemica frontale, indossa i panni del pompiere. «Troveremo come sempre una soluzione con i Cinquestelle. Io non vedo spaccature nel governo: non mi interessano inutili polemiche o retroscena. Ci siederemo attorno a un tavolo e faremo la scelta di buon senso che serve agli italiani, all'economia e all'ambiente. Se l'opera riduce i tempi, l'inquinamento ed è conveniente perché non farla? Questa è la domanda alla quale tutti, senza pregiudizi, dobbiamo rispondere. La Tav non serve a Salvini, se si viaggia più veloce, si inquina di meno, si spende di meno, serve agli italiani, non possiamo restare isolati rispetto al resto d'Europa. Sto ancora aspettando questo benedetto rapporto su costi e benefici. Si può rivedere o migliorare, si può risparmiare fino a un miliardo per grandi opere che erano state pensate anni fa. C'è già una ipotesi di accordo, gli italiani hanno bisogno di viaggiare». L'ipotesi di accordo è la cosiddetta «mini-Tav» cioè la possibilità di realizzare solo il tunnel di base al confine tra Italia e Francia, senza completare la nuova linea sul versante italiano ma limitandosi ad ammodernare quella esistente. Nella Lega parla anche il ministro dell'Istruzione Marco Bussetti che, ospite di Maria Latella su Sky Tg24, dice: «È necessaria, come tutte le infrastrutture che possono migliorare la comunicazione all'interno del nostro sistema-Paese. L'alta velocità è stata veramente un salto in avanti per noi». Dentro il Carroccio si pensa, comunque, anche a rilanciare la soluzione del referendum popolare.

Fermo restando che «il governo non può cadere sulla Tav e non cadrà».

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