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"Padre Dall'Oglio ancora vivo" Il giallo dei tre ostaggi europei

Il «Times»: il religioso è in mano a un gruppo dell'Isis che potrebbe liberarlo in cambio di un salvacondotto

"Padre Dall'Oglio ancora vivo" Il giallo dei tre ostaggi europei

Sperare contro ogni speranza. L'insegnamento di San Paolo che in Siria cadde fulminato e si rialzò redento da ieri coinvolge un altro Paolo. Parliamo di quel padre Paolo Dall'Oglio scomparso nel nulla in Siria più di cinque anni fa. Il 27 luglio il gesuita, convinto sostenitore della rivolta anti Assad raggiunge Raqqa, la futura capitale del Califfato appena conquistata dalle milizie dello Stato Islamico, nella convinzione di poter trattare la liberazione di due vescovi siriani rapiti mesi prima. Messo alla porta per due volte dai terroristi la mattina del 29 luglio torno a bussare al loro quartier generale.

Da allora di lui non si sa più nulla e molti anche all'interno del Vaticano hanno, in questi anni, smesso di sperare. Ora però la speranza si riaccende. Ad alimentarla è l'inviato in Siria del Times di Londra Anthony Loyd. Stando al pezzo pubblicato ieri dal giornalista un gruppo dell'Isis ormai accerchiato offrirebbe la liberazione di tre ostaggi occidentali, tra cui Padre Paolo Dall'Oglio, in cambio di un salvacondotto capace di garantir loro la fuga verso l'Iraq o la Turchia. I tre ostaggi stando Redur Khalil, un funzionario curdo, «sono stati menzionati da alcuni militanti di Daesh e dalle loro famiglie catturati mentre fuggivano dalla cittadina accerchiata di Foqani Bagguz». Sempre stando al racconto di Khalil, citato dall'inviato inglese, gli altri prigionieri al centro del possibile scambio sono un'infermiera della Croce Rossa e John Cantlie, il giornalista britannico sfuggito alla decapitazione in cambio della sua disponibilità a collaborare in qualità di protagonista alla realizzazione di alcuni video propagandistici diffusi in rete dall'Isis. Nonostante le rivelazioni del Times il filo della speranza per padre Dall'Oglio resta assai tenue. In questi cinque anni non è mai trapelata alcuna notizia o informazione che possa avvalorare la sua esistenza in vita. Nessuno dei prigionieri usciti vivi dall'antro di Raqqa dove l'Isis deteneva e torturava i propri ostaggi, tra cui l'italiano Federico Motka liberato nel maggio 2014, hanno mai riferito di aver visto o sentito parlare del padre gesuita. E da allora l'Isis non ha mai fatto pervenire un video o una foto del presunto ostaggio, né aperto una trattativa per la sua liberazione come ha invece fatto con quasi tutti i suoi prigionieri. Al contrario molte testimonianze provenienti da reduci dell'Isis fuoriusciti dal gruppo fanno ipotizzare una sorte assai più infausta concretizzatasi poco ore dopo l'intrusione del sacerdote nel comando dell'Isis di Raqqa. Tra le più dettagliate vi è quella di un disertore dell'Isis conosciuto con il soprannome di Abu Ahmed Al Siri (ovvero «il padre di Ahmed il siriano») citato, nel maggio 2014, dal sito arabo Tahrir Syria. Stando a quel resoconto, tanto dettagliato quanto tragico, la mattina di domenica 29 luglio, Padre Paolo dall'Oglio si ritrova al cospetto di Kassab al Jazrawi, un comandante il cui nome di battaglia suona come Kassab «il macellaio». Tra i due scoppia un diverbio nel corso del quale il gesuita umilia Kassab, davanti ai suoi uomini. Da lì il crudele epilogo. Kassab fa arrestare il gesuita e lo fa impiccare dopo averlo fatto condannare a morte da una sedicente Corte islamica. Subito dopo il suo corpo viene gettato in una fossa comune nota come «al Hawtah vicina alla zona di al Suluk».

E da allora dimenticato per sempre per ordine del Califfo Al Baghdadi che avrebbe imposto a tutti i suoi militanti di non menzionare per nessuna ragione l'uccisione di quell'uomo di fede amico della causa ribelle.

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