Economia

Unicredit blinda Generali: «Servono soci stabili»

Mustier: «Il Leone deve restare italiano. Piazzetta Cuccia? Avrei preferito il patto più forte»

«Ho un passaporto francese, ma parlo sempre bene dell'Italia e metto sempre l'Italia al primo posto. Continuo a fare cose che rispondono al mantra «Italy first», ha detto ieri l'ad di Unicredit Jean Pierre Mustier, commentando la crisi diplomatica tra Roma e Parigi che è deflagrata mentre era in corso la presentazione dei conti 2018.

Un'«italianità» invocata anche per le Generali: «Avrei voluto un patto più forte su Mediobanca, perché penso che sia importante per l'Italia che abbia una base solida di azionisti. Altri soci no e abbiamo seguito la maggioranza», ha detto Mustier, che ha citato appunto «il primo assicuratore italiano», di cui Mediobanca (partecipata da Unicredit con l'8,4%) è prima azionista con il 13 per cento. «È importante che le Generali restino indipendenti, italiane e quotate in Italia», ha aggiunto ricordando che comunque l'investimento per Unicredit è finanziario.

Tornando ai conti dell'istituto, Mustier li ha definiti «migliori dell'ultimo decennio». Il quarto trimestre si chiude con un utile netto di 1,7 miliardi, grazie al beneficio fiscale di 887 milioni legato alla prima adozione del principio contabile dell'Ifrs9 (senza, sarebbe stato di 840 milioni). L'intero 2018 è archiviato con un utile rettificato a 3,9 miliardi, risentendo degli accantonamenti sulle sanzioni Usa per le operazioni con l'Iran su cui la banca auspica di chiudere nel primo o a più tardi nel secondo trimestre. Nell'anno è stata poi registrata una perdita netta da investimenti per 485 milioni, principalmente dovuti alla svalutazione (846 milioni) nel terzo trimestre della controllata turca Yapi Kredi. Crescono margine di interesse (+2,1%) e commissioni (+0,9%) mentre i ricavi totali cedono l'1,1% a causa dei proventi da negoziazione in calo del 25,2% per la difficile congiuntura dei mercati. Flettono i crediti deteriorati lordi con un'incidenza sui crediti totali del 7,7%. Nel quarto trimestre sono state effettuate cessioni di deteriorati per 1,8 miliardi, portando il totale a fine 2018 a 38,2 miliardi. Quanto al dividendo, la cedola cash è di 27 centesimi per azione, equivalente al previsto payout del 20% che sul 2019 è confermato al 30 per cento. A conferma della propria fiducia nella banca, il banchiere francese intende investire ancora in titoli della banca, per un corrispettivo pari a 7,2 milioni. Lo scorso novembre, in occasione della terza trimestrale 2018, Mustier aveva comunicato l'intenzione di voler investire il suo stipendio lordo annuale (1,2 milioni) in titoli della banca e la transazione era avvenuta nei giorni successivi.

L'attenzione ora si sposta sul nuovo piano strategico che sarà presentato a Londra il 3 dicembre a cui Mustier metterà mano con la rinnovata squadra degli otto manager di prima linea. Le linee strategiche al 2023 saranno focalizzate su «una crescita regionale». Bocche cucite sui dettagli: «Siamo a febbraio e non a Natale», ha detto scherzando l'ad. Nel frattempo, viene reintegrato il cda con la cooptazione di Elena Carletti consigliere non esecutivo ed indipendente, il cui mandato scadrà con l'assemblea chiamata ad approvare il bilancio, convocata per il prossimo 11 aprile.

Nel frattempo, in Piazza Affari il titolo ha chiuso la seduta di ieri in calo dell'1,92% sopra i 10 euro.

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