Elezioni Regionali 2019

La rivoluzione d'Abruzzo che rilancia i moderati

Giorgia Meloni esalta l'asse con la Lega, ma per vincere serve tutta la coalizione. È il primo presidente per Fdi

La rivoluzione d'Abruzzo che rilancia i moderati

Il voto abruzzese si rivela una scossa positiva per il centrodestra, competitivo non solo nei sondaggi ma anche nel voto reale. E uno schiaffo sonante per i Cinquestelle, protagonisti di una brusca frenata rispetto alle Politiche dello scorso anno quando M5S conquistò l'Abruzzo con il 39,8% e 303.006 voti. Questa volta i grillini escono con le ossa rotta dalle urne fermandosi al 20% con 126mila voti per Sara Marcozzi. Un risultato che apre di fatto una fase nuova della legislatura, con lo spartiacque delle Europee di fine maggio sempre più vicino.

Il centrodestra unito vola e si attesta al 48% eleggendo il senatore di Fratelli d'Italia, Marco Marsilio, alla presidenza della Regione. Il centrosinistra con Giovanni Legnini conquista la seconda piazza con il 31%. Il paradosso è che secondo la prima ripartizione dei consiglieri fatta dal Viminale i Cinquestelle potrebbero avere più eletti del centrosinistra. La maggioranza di centrodestra ottiene, infatti, 18 seggi, 10 alla Lega, 3 a Forza Italia, 2 a Fratelli d'Italia, uno per Azione politica, uno a Udc-Dc-Idea, oltre al candidato presidente vincitore. Alla minoranza 13 seggi: 7 al M5S, uno in più di cinque anni fa, 3 al Pd, uno alla lista Legnini presidente, uno per Abruzzo in Comune-Regione Facile, oltre al candidato presidente giunto secondo. È possibile, però, che la Corte d'Appello possa rimettere mano alla ripartizione e consegnare 6 consiglieri più 1 (il seggio di Legnini) al centrosinistra e 5 ai Cinquestelle, tenendo conto del risultato di coalizione.

Alla prova dei fatti si rivela molto azzeccata la scelta di Marco Marsilio, senatore nazionale che si è messo in gioco a livello locale (al contrario del governatore uscente D'Alfonso che aveva fatto il percorso inverso, lasciando l'Abruzzo per il Senato). Marsilio - primo presidente di Regione di FdI - conquista anche una quota consistente di elettori che lo scorso anno avevano votato M5S, come racconta l'Istituto Cattaneo. La Lega conferma di essere in grande spolvero con il suo 27,5%, ma non è autosufficiente. Il centrodestra dimostra di avere ancora un senso con Forza Italia al 9% e Fratelli d'Italia al 6,4% e si prepara alle sfide in Sardegna, Basilicata e Piemonte con otime possibilità di vittoria. L'Abruzzo, regione certo non ricca, si disinteressa del reddito di cittadinanza. E i Cinquestelle non riescono a radicarsi nonostante Sara Marcozzi fosse al secondo giro. Inoltre Silvio Berlusconi dimostra che la sua presenza sul territorio è ancora capace di toccare il cuore degli elettori.

Nonostante si sia trattato di un voto «isolato», l'affluenza non è stata troppo bassa. Gli elettori che si sono recati alle urne sono stati il 53,1% degli aventi diritto, in calo di oltre 8 punti rispetto alle precedenti Regionali (nel 2014), ma in quell'occasione nello stesso giorno si votò per le Europee e le elezioni si svolsero in primavera e non in pieno inverno.

Chi gioisce è Giorgia Meloni che parla di «giornata storica per Fratelli d'Italia» e sottolinea il consolidarsi di un asse con la Lega. «Il risultato del partito che sfiora il 7% non era scontato. Fratelli d'Italia è l'unico partito che cresce oltre la Lega. Stiamo materializzando il nostro disegno di rifondare il centrodestra perché il centrodestra può tornare a vincere, bisogna ripensarlo per essere adeguato ai tempi. Oggi con la Lega siamo in maggioranza ovunque in Italia e ciò lascia ben sperare per le prossime elezioni politiche con un margine di un governo senza il Movimento 5 stelle, siamo sulla giusta strada». Conquista un seggio pure Udc- Dc-Idea. «L'Udc e lo Scudocrociato entrano in consiglio regionale in Abruzzo. Un segnale di grande fiducia per il centrodestra», dice Antonio De Poli.

«Senza il centro non si vince».

Commenti