Cultura e Spettacoli

Nessun accordo con Parigi su Leonardo

Nessun accordo con Parigi su Leonardo

Prestare alla Francia le opere, custodite nei musei italiani, di Leonardo Da Vinci per la grande mostra che il Louvre di Parigi sta allestendo? No, grazie. I 500 anni dalla morte del genio fiorentino, che cadono quest'anno, devono essere un'occasione di vitalità artistica, culturale, lavorativa, economica, di sperimentazione museografica, di laborioso approfondimento universitario, televisivo e editoriale sul mito leonardesco, anzitutto per l'Italia, per noi italiani. Chi vuole prestare le opere ai francesi, come l'assessore alla cultura di Milano Filippo Del Corno dopo la sua lettera al Corriere della sera di ieri e forse il sibillino ministro Alberto Bonisoli, dovrebbe rispondere credibilmente a queste domande: 1) perché la Gioconda, dopo il furto del 1911 e le esposizioni a Firenze, Roma e Milano (1913), a Washington e New York (1962) e Tokyo e Mosca (1974), è stata murata alla parete del Louvre, indisponibile a qualunque prestito, anche all'Italia? 2) Se la Gioconda è inamovibile, perché possono invece spostarsi l'Annunciazione e il Battesimo di Cristo esposti agli Uffizi, che l'assessore e il ministro forse vorrebbero già in volo per Parigi? 3) Se il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, in segno di regolare collaborazione con il Louvre, ha proposto il prestito dei disegni leonardeschi tenuti presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe (ma non ivnece dei dipinti) perché non possiamo considerare già questo un gesto di disponibilità verso la cultura francese, invece di svenarci con altre opere? 4) Ha senso per l'Italia farsi voracizzare dalla Francia anche su Leonardo, che ha vissuto gli ultimi anni di vita (1517-1519) ad Amboise, in territorio francese, ma che ha passato tutta l'esistenza (1452-1516) tra Firenze, Milano, Mantova, Venezia, Pavia, Vaprio d'Adda, Roma e Parma? 5) Se il prestito di opere serve per appianare i conflitti tra il Governo Conte e il Presidente Macron, e chiedere a quest'ultimo benevolenza e misericordia, non vi sembra un uso strumentale dell'arte per un Paese come l'Italia che, almeno su questo, dovrebbe comportarsi da incontrastata regina? 6) Facendo i conti in casa nostra, che cosa stiamo facendo finora per portare pubblico a vedere, ad esempio, l'Autoritratto di Leonardo alla Biblioteca reale di Torino, oppure il capolavoro La Scapigliata alla Galleria Nazionale di Parma, visitato solo da 64.234 visitatori paganti all'anno (fonte Mibac)? Sono 175 biglietti al giorno, cioè nulla. 7) Che cosa stiamo facendo affinché i lavori leonardeschi milanesi, non solo quelli di pertinenza ministeriale (Cenacolo vinciano) e comunale (Sala delle Asse al Castello Sforzesco) ma anche quelli di proprietà arcivescovile nella Pinacoteca e Biblioteca Ambrosiana (Codice Atlantico e Ritratto di musico), abbiano una valorizzazione adeguata non solo per il pubblico d'élite che conosce il Codice Trivulziano? Prestare Leonardo ai francesi perché lo celebrino meglio ci sembra la lampante sconfitta di un'Italia che non sente più nulla di orgogliosamente suo da difendere e mostrare.

E lo fa mostrare agli altri.

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