Economia

Arriva l'alternativa europea ai Pir Ma non c'è lo «sconto» fiscale

Si chiamano «Eltif», fondi chiusi per aiutare le pmi

Cinzia Meoni

Dopo i «Pir», i piani individuali di risparmio, in Piazza Affari arrivano nuovi strumenti pensati per aiutare il cammino delle piccole e medie imprese. Si tratta degli «Eltif», «European long investment funds», una nuova generazione di fondi chiusi (devono esser mantenuti fino a scadenza) dedicati a un pubblico retail e istituzionale e che possono essere investiti anche in attività «illiquide» (non negoziabili sui mercati regolamentati).

«Con gli Eltif si supera in Europa l'assunto che le attività illiquide non siano appropriate per una clientela privata. I fondi Eltif sono rivolti a quella clientela che ha finora avuto accesso quasi esclusivamente ai fondi caratterizzata dalla liquidità degli investimenti sottostanti. Questo apre la strada a un'importante opportunità di mercato», spiega Filomena Cocco, managing director european marketing presso Muzinich&Co che annuncia il prossimo lancio di un Eltif.

Finora a scendere in campo è stata solo Eurizon (Intesa Sanpaolo) che ha lanciato il primo Eltif sul mercato italiano con un orizzonte temporale di sette anni, una previsione di investimento per il 70% in attività a lungo termine. Altri seguiranno, sono in lizza anche Kairos e Amundi.

L'attenzione dei gestori per questi nuovi «elfi» delle pmi è elevata. Tanto più considerando che gli Eltif consentono di superare alcune problematiche emerse a due anni dal debutto dei Pir che, dopo il boom del 2017 e il rallentamento subito nel 2018 (Equita stima una raccolta di 4 miliardi, dopo i 10,9 nell'anno del debutto), sono fermi al palo in attesa che i decreti attuativi chiariscano i dubbi sollevati nella Finanziaria. Cocco rimarca il «sostanziale allineamento» tra la filosofia di Eltif e Pir sia per le finalità (veicolare risorse alle pmi italiane) sia per le modalità. Ma i Pir, fondi aperti (possono essere venduti in qualsiasi momento) dedicati a una clientela retail, prevedono limiti di investimento (massimo 30mila euro all'anno) inadeguati ai grandi patrimoni e i vincoli introdotti dalla Finanziaria (il 3,5% del Pir deve essere investito sull'Aim e un altro 3,5% in venture capital) ne limitano lo sviluppo. Gli Eltif sono rivolti a un risparmiatore più esperto, ma il legislatore ha fissato vincoli a tutela dei privati. Un fondo Eltif non può avere una scadenza superiore ai 10 anni e il gestore deve assicurarsi che il privato non investa oltre il 10% del portafoglio.

Il divario sostanziale tra Pir ed Eltif è tuttavia il beneficio fiscale: solo i Pir infatti, se detenuti per cinque anni, prevedono la detassazione delle plusvalenze. «Per rendere gli Eltif più interessanti per gli investitori, sarebbe auspicabile l'introduzione di un beneficio fiscale al pari dei Pir ma che tenga conto della natura di fondo chiuso del prodotto. Come Assogestioni abbiamo in corso un confronto con le autorità interessate sul mondo dei Pir» sostiene Tommaso Corcos, numero uno di Eurizon e Assogestioni.

Massimo Doris, ad di Banca Mediolanum, si augura invece che non si vada nella direzione della quotazione degli Eltis: «Se questa sarà la soluzione, decreterà la morte degli Eltif ancora prima che inizino».

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