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"Dopo le nozze mia moglie si è trasformata in un mostro"

"Dopo le nozze mia moglie si è trasformata in un mostro"

Quando Giorgio, impiegato di 49 anni, si è presentato in questura per denunciare sua moglie per maltrattamenti, gli agenti l'hanno guardato esterrefatti. Ma quel giorno lui era deciso ad andare fino in fondo. Basta umiliazioni, basta con quello stillicidio che gli stava rovinando vita e cervello.

Immagino che per maltrattamenti non intendesse botte o sberle.

«Ci sono state anche quelle, più di una volta. Ma il maltrattamento che ho subito io è stato soprattutto psicologico. Quando la mia ex moglie mi metteva le mani addosso, mi rendevo conto che lo faceva per suscitare una mia reazione e potermi denunciare. Per questo cercavo di mantenere sempre la calma».

Cos'è successo alla sua coppia?

«Stavo assieme ad Annalisa, ognuno nella sua casa. Lei è rimasta incinta e allora abbiamo deciso di sposarci. Mi ha proposto di andare a vivere a fianco dei suoi genitori, nella casa che fino a quel momento era di sua sorella. Ma quella non è mai stata casa nostra. La sorella si ostinava a non liberare l'appartamento e lei, una volta nata la bambina, è rimasta a casa dei suoi genitori, nella cameretta di quando era ragazzina».

E lei dove viveva?

«Io all'inizio cercavo di dormire con lei dai suoi per aiutarla con la bambina neonata. Poi io e la bambina abbiamo iniziato a stare nel "nostro" appartamento. Lei no, lei continuava a stare dai suoi e a mangiare con loro. Io cucinavo solo per me in un appartamento mai arredato».

Quella di sua moglie non era depressione post partum?

«All'inizio l'ho pensato, perciò ho resistito e l'ho assecondata. In realtà cercava di mandarmi via in ogni modo, ma mai dicendomelo direttamente. Io però resistevo per mia figlia. Mi ha vietato di fare vedere la bambina ai miei parenti per oltre un anno, mi faceva scenate se dopo il lavoro non tornavo subito a casa».

E lei accettava tutto questo?

«Io subivo, non mi rendevo conto. Tutta la sua famiglia non riconosceva alcun mio ruolo ma io avevo normalizzato la situazione. Nemmeno mi confidavo con gli amici, talmente mi vergognavo di come stavo vivendo e di chi ero diventato».

Quando ha trovato la forza per reagire?

«Un giorno su internet ho trovato il nome del centro antiviolenza Ankyra. Parlando con i volontari ho capito di essere vittima. Ho trovato il coraggio per la denuncia e per affrontare tutto il calvario che ne è seguito. Ma ne è valsa la pena».

Ora come va? Riesce a vedere sua figlia?

«Ho affrontato tutto questo solo per lei. Mi hanno passato ai raggi x, me la facevano vedere in spazi sorvegliati.

Ma ora hanno capito che sono un bravo papà e quel ruolo non me lo leva più nessuno».

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