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"Sì alle opere e negozi aperti anche la domenica"

Gianluigi Cimmino, ceo di Yamamay e Carpisa: "Mettiamo il caschetto giallo contro chi distrugge il Paese"

"Sì alle opere e negozi aperti anche la domenica"

Nella fase storica che stiamo attraversando, calza a pennello uno dei celebri aforismi di Roberto Gervaso: «L'Italia è l'unico casino che la legge Merlin non è riuscita a far chiudere». E Gianluigi Cimmino, 46 anni, dal 2001 ceo di Pianoforte group, a cui fanno capo i marchi Yamamay (biancheria intima, distributore anche di CR7 Underwear), Carpisa (borse e valigie) e Jaked (costumi) con un fatturato di 300 milioni di euro, 2.300 dipendenti, 1.298 negozi in 52 Paesi di cui 900 in Italia), non sa più a che santo votarsi per veder saltare questo governo «di incapaci che porteranno alla distruzione del Paese».

Da cosa deriva la sua rabbia?

«Sono veramente sconvolto e amareggiato. Questi non hanno mai lavorato in vita loro e non sanno cosa significhi. Ma le paiono normali le chiusure domenicali?».

Ce lo dica lei.

«Produrranno una riduzione certa degli incassi di almeno il 20%: sono a rischio almeno 90mila posti di lavoro. Rischiano di creare nuova disoccupazione di massa: come pensano di compensare a questo arretramento? Col reddito di cittadinanza? Così ci faranno tornare indietro di decenni».

In che senso?

«Viviamo in un momento di calo dei consumi e le domeniche pesano dal 15 al 20% sugli incassi. Farci chiudere la domenica significa non recuperare negli altri giorni della settimana e lasciare a casa una percentuale corrispondente di addetti alle vendite».

Loro cosa ne pensano?

«I lavoratori vogliono lavorare. Abbiamo oltre 2.000 dipendenti e c'è chi vuole fare sempre la domenica perché col 30% in più e lo straordinario, sono molti soldini che portano a casa».

Perché il governo non lo capisce?

«Perché sono fuori dalla vita reale. A fare così sono convinto che ne pagherà le conseguenze anche la Lega. Perderà una marea di voti a stare dietro ai 5stelle. Prego ogni sera San Gennaro (patrono di Napoli, ndr) e San Cristoforo (patrono di Gallarate, ndr) che cadano perché ogni giorno che passa fanno danni irreparabili al Paese».

Di che tipo?

«Si creerà un regime di concorrenza sleale coi vari colossi di e-commerce tipo Market place, Amazon o Zalando che avranno la possibilità di vendere ancor di più la domenica. Forse non sanno che un italiano sue tre fa spesa la domenica».

Quindi cosa propone?

«Una rivolta popolare, ma non come i gilet gialli francesi. Una rivolta di caschetti gialli, ingegneri e operai, per aprire, sbloccare i fondi, non per chiudere o bloccare i lavori come fanno loro. Una rivolta di lavoratori e imprenditori che hanno le scatole piene. Di fronte a indicatori economici tutti negativi, al calo della produzione industriale e alla recessione tecnica, chi governa il Paese chiude i cantieri? Follia pura».

Si riferisce alla Tav?

«Sulla Tav mi chiedo chi ha pagato lo studio di fattibilità, chi ha nominato gli esperti, quanto ci è costato. Come si possa fare uno studio di fattibilità su un'opera che sta finendo, io non lo so. Che poi il risultato finale è falsato in quanto certamente favorevole a chi l'ha commissionato.

Queste cose sono talmente palesi che fanno capire ancor di più come questi siano dilettanti allo sbaraglio a tutti i livelli».

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