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Muro, pugno duro di Trump: "Sarà emergenza nazionale"

The Donald è pronto ad aggirare il Congresso per finanziarlo. Ok del Senato alla legge anti-Shutdown

Muro, pugno duro di Trump: "Sarà emergenza nazionale"

New York Donald Trump non rinuncia al muro al confine con il Messico e opta per l'emergenza nazionale. Ad anticipare la mossa del presidente americano è il leader della maggioranza repubblicana in Senato, Mitch McConnell: «Trump firmerà l'accordo, ma dichiarerà l'emergenza nazionale per costruire il muro». Un annuncio che arriva poco prima del via libera (con 83 sì e 16 no) della legge bipartisan anti-shutdown in Senato, la prima delle due camere a votare le misure concordate dai due partiti per evitare dalla mezzanotte di oggi una nuova paralisi del governo, dopo quella record durata 35 giorni che ha lasciato 800 dipendenti federali senza stipendio.

Quindi, a stretto giro, arriva la conferma della portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders: «Il presidente Trump firmerà la proposta di finanziamento del governo e, come ha già detto in precedenza, adotterà anche altre azioni esecutive - inclusa un'emergenza nazionale - per assicurarsi di fermare la crisi umanitaria e di sicurezza alla frontiera». «Il presidente ancora una volta sta portando avanti la sua promessa di costruire il muro, proteggere il confine e il nostro grande Paese», aggiunge.

Dopo due mesi di negoziati, repubblicani e democratici hanno raggiunto l'intesa su un pacchetto per finanziare il governo sino al prossimo 30 settembre. Misure che prevedono solo 1,3 miliardi di dollari per barriere fisiche al confine meridionale, molto meno dei 5,7 miliardi chiesti dal tycoon. Fondi, peraltro, da utilizzare non per la costruzione di un muro di cemento, ma per nuove recinzioni metalliche su poco meno di 100 km (lui voleva oltre 320 km). I dem, da parte loro, hanno fatto un passo indietro sulla richiesta di ridimensionare nettamente il numero di posti letto per la detenzione dei migranti, che passeranno dagli attuali 49mila a 40mila. The Donald da subito si è detto non soddisfatto dell'accordo: «Non posso certo dire di essere elettrizzato. Sono felice? No, non sono felice». Il Commander in Chief, prima di tutto, non vuole venire meno ad una delle sue principali promesse elettorali, quella di erigere l'agognata barriera per sigillare la frontiera sud degli Stati Uniti. Promessa che vuole mantenere a tutti i costi, anche in vista della corsa per la rielezione alla Casa Bianca nel 2020. E con la dichiarazione di emergenza nazionale può bypassare il Congresso, dirottando verso il muro risorse del Pentagono o per i disastri naturali.

La speaker della Camera Nancy Pelosi, in questo momento l'avversaria più agguerrita di Trump, non sembra però avere nessuna intenzione di darla vinta al presidente. «Siamo pronti a rispondere in maniera appropriata», tuona, e non esclude la possibilità di ricorsi giudiziari, affermando che sfidare legalmente la decisione di dichiarare l'emergenza nazionale è un'opzione». «Quella al confine col Messico è una sfida umanitaria, non un'emergenza nazionale. Una vera emergenza nazionale è il problema delle armi da fuoco», chiosa, ricordando che ieri è stato l'anniversario della strage di studenti nel liceo di Parkland, in Florida.

«So che alcuni repubblicani hanno qualche disagio a riguardo - sottolinea - perché se un presidente può dichiarare un'emergenza su qualcosa che lui ha creato, un'illusione su ciò che vuole trasmettere, pensate a ciò che un presidente con valori diversi può presentare».

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