Rosso Malpelo

Il rischio guerra c'è. Ma l'Europa (e il nostro governo) stanno a guardare

Il rischio guerra c'è. Ma l'Europa (e il nostro governo) stanno a guardare

Ci sarà la terza guerra mondiale? Nessuno lo sa, ma le probabilità crescono. Jean Giraudoux nel 1935 mise in scena «La guerra di Troia non si farà» cercando di capire come si fosse potuti arrivare agli orrori della Grande Guerra. Quella successiva fu mostruosa ma anche la madre del più lungo periodo di pace grazie alle armi nucleari: se tu mi uccidi, ti uccido anch'io prima di morire.

Le Nazioni Unite non hanno alcun merito per questa lunga pace (che finora ha retto malgrado le piccole e medie guerre) fondata sull'equilibrio del terrore. Ma è cambiato tutto: Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito fabbricano piccole bombe atomiche da poter usare sul campo di battaglia. La corsa armata allo spazio ha già cambiato un campo di battaglia sul quale agiscono hacker e cellulari cinesi, con reti di satelliti pronti ad annientare i satelliti nemici con cui precipitarci nel buio, nel nulla, nel silenzio e nella fame. I teatri di battaglia si moltiplicano: dal Venezuela al mar della Cina Meridionale con le isole tecnologiche che spostano i limiti territoriali, ma più che altro con lo scontro commerciale e i furti di tecnologia. Se la guerra nei prossimi anni si svolgerà o no dipenderà dai protagonisti, ma non si sa che cosa farà l'Europa, da che parte sta o se finge di non vedere per evitare di schierarsi.

Ieri Berlusconi ricordava che l'idea d'Europa era nata su una comune politica estera e della difesa.

Nulla è accaduto in questo senso e il governo tace, sbriciolato irascibile e irrilevante.

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