Cronaca locale

«La mia start-up per i senior rimasti disoccupati»

Un ex manager: «Fui liquidato a 60 anni, ora genero lavoro creando sinergie con i giovani»

Simone Finotti

Può capitare anche ai migliori, quasi sempre quando meno te lo aspetti. Da un giorno all'altro ti svegli e realizzi che dal tuo bello stipendio, con tanto di incentivi, rimborsi, premi e benefit, sei precipitato improvvisamente a quota zero. Che al posto di districarti fra giornate piene di appuntamenti dall'alba fino a tarda sera, ora non sai come riempire le lunghe ore fra la colazione, il pranzo e la cena. Che il telefono che prima fumava adesso tace sepolto in chissà quale tasca, e l'agenda sempre piena si è fatta bianca come il quaderno di un ragazzino il primo giorno di scuola. Ti sembra che, di punto in bianco, la tua famiglia, i vicini, le persone che saluti per strada ti guardino con occhi diversi; e non è solo un'impressione, perché se perdi il lavoro è così. Ma il peggio arriva quando, carta d'identità alla mano, ti rendi conto che gli anni sono passati e alla tua età chi è fuori è fuori. Da lì a sentirsi inutile e vuoto il passo è breve. Ordinarie storie di «age discrimination» che scavano nelle persone voragini di solitudine, sfiducia, senso di fallimento, con conseguenze a volte drammatiche. «È successo anche a me: dopo 35 anni in posizioni di vertice in colossi dell'IT, verso i 60 cambiai azienda. Fu un errore: proprio io, che mi consideravo intoccabile, fui liquidato nel giro di un mese e mezzo», ricorda Danilo Rivalta, che oggi di anni ne ha 63 e da poco ha fondato The Go To Market Company (www.thegotomarketcompany.com), una start up che genera lavoro mettendo al servizio di giovani startupper l'esperienza di senior sales professionals che l'occupazione l'hanno persa. «Non passa quasi giorno senza che si sentano notizie di ridimensionamenti, razionalizzazioni, riorganizzazioni e tagli al personale, a partire dai ruoli apicali. E l'età critica si abbassa sempre più». Ma a un certo punto, ecco l'illuminazione. «Recriminare non serve, dopo lo shock iniziale bisogna rimboccarsi le maniche. Allora ho ricostruito me stesso, ho costituito la mia legal entity, ho cominciato a dare consulenze di alto livello ad aziende italiane dell' IT e dopo i primi successi -che ancora fortunatamente proseguono- ho pensato di fare ancora di più. Guardando alle aziende che muovono i primi passi, ho visto un'ecatombe di start up innovative». Ne nascono sempre di più ma spesso hanno vita molto breve: dati alla mano, su 10 start up italiane più di 7 muoiono nel giro dei primi 3 anni, ben 9 nei primi 5. «All'altro capo del filo, un esercito di professionisti rimasti a piedi: gente che ricopriva ruoli apicali, e possiede una rete di contatti e competenze che può rivelarsi molto utile a chi ha tanto entusiasmo e spirito di iniziativa ma è più carente sul versante dell'esperienza. Allora mi sono detto: perché non creare una piattaforma professionale che sviluppi un ponte tra senior professionals e giovani startupper, un patto generazionale win-win che parta dalla formazione continua e dal lifelong learning?». Detto fatto, ecco The Go To Market, che proprio in questi giorni propone un percorso di aggiornamento sui temi digitali e il 20 febbraio, dalle 9.30 alle 18.

30, ha organizzato a Milano, al Talent Garden Calabiana, un workshop per costruire un efficace personal brand: «In fondo tutti, grazie alla rete, siamo un brand, ormai si può sapere molto di noi già prima di un colloquio di lavoro: una potenzialità da giocarsi bene».

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