Controcultura

Sterminarsi nei videogame è una ginnastica cerebrale

La neuroscienza: il gioco virtuale è un'esperienza completa. Del resto la vita è una ricostruzione fatta dal cervello...

Sterminarsi nei videogame è una ginnastica cerebrale

Anzitutto sgombriamo il campo da un equivoco che a intervalli alterni salta fuori: i videogiochi fanno male? Portano i giovani a essere violenti? Almeno una volta all'anno c'è sempre uno psicologo a lanciare l'allarme, evidentemente non ha di meglio da fare. Io direi di no, visto che in questo momento decine di milioni di giovani stanno giocando a videogames violenti come Call of Duty e nessuno diventa un killer o un terrorista. Neppure chi ha compiuto le stragi in nome dell'Islam giocava alla Playstation.

Più interessante è ragionare sul fenomeno virale degli ultimi anni, quello della Battle Royale. Iniziata con games come H1Z1 e PUBG, è letteralmente esplosa con Fortnite, vero e proprio fenomeno mondiale. Non c'è un solo ragazzo che non sia addicted di Fortnite. E vi assicuro, giocarci non è affatto facile. Mentre in questi giorni ne è arrivato uno nuovo, Apex Legends.

Se non sapete cos'è una Battle Royale chiedetelo a vostro figlio adolescente, che su Fortnite ci passerà le ore. Ah, le ore! Potrebbe fare altro, dicono genitori e educatori. Ma chi lo ha detto che i videogiochi fanno male? Tutti coloro che non sanno di cosa stanno parlando. Quanto ai libri, c'è sempre il momento di leggerli, e io ne ho letti migliaia e sono diventato uno scrittore, ma a quindici anni giocavo ai videogiochi, e mi sono serviti molto. E non mi hanno reso un idiota, anzi (per carità, molti penseranno il contrario, ma solo perché non hanno letto le mie opere, cavoli loro).

Ma che cos'è una Battle Royale? Se non avete voglia di chiederlo a vostro figlio ve lo spiego io. Cento giocatori vengono catapultati su un'isola, a mani nude, devono andare in giro a cercare armi, dopodiché devono uccidersi fra di loro perché una tempesta radioattiva restringe sempre più il campo di gioco. Vale a dire: su un'area di dieci chilometri alla fine i sopravvissuti si ritrovano in un centinaio di metri, perché la zona nociva si restringe, e solo uno sarà il vincitore.

Vi sembra stupido? Voi genitori credete che i vostri figli stiano facendo qualcosa di stupido? E cosa farebbero di stupido? Tanto per cominciare si relazionano a cento persone, reali, con le quali possono anche comunicare (spesso si gioca a squadre, alla faccia di chi dice che i giovani non parlano più) e devono in qualche modo prevalere su di loro usando strategia, astuzia, furbizia.

A proposito ho chiamato il mio amico Giorgio Vallortigara, uno dei più importanti neuroscienziati al mondo, per chiedergli quali aree del cervello entrino in azione giocando per esempio a Fortnite, a Blackout, a Apex Legends. Ebbene, le aree del cervello che quasi certamente mettono in gioco i vostri figli quando si lanciano sull'isola di una Battle Royale sono molte, le aree occipitali, le aree parietali, le aree della corteccia frontale, l'amigdala e tutto il sistema limbico e le aree implicate nei circuiti della ricompensa. In sostanza, un'esperienza completa.

A proposito, Apex Legends metterà in crisi gli altri Battle Royale? L'ho chiesto al massimo esperto, lo Youtuber italiano VeloX, idolo del vostri figli, e la risposta è stata netta: «No. Sia perché Fortnite è riuscito a prendere una fascia d'età che va dai bambini di otto anni agli adulti. Sia perché, nonostante sia gratuito, viene aggiornato tutti i giorni con nuovi contenuti».

Mia mamma mi diceva sempre, fin da piccolo: non stare sempre a leggere libri, o a giocare con la Playstation, esci e vedi persone, è un'esperienza vera. Ma cos'è un'esperienza vera? Domanda molto complicata. A meno che non parliate con qualcuno che vi dice che siccome ha vissuto qualcosa è un'esperienza. Il punto è che ogni nostra esperienza succede nel nostro cervello. E anche quello che chiamiamo «virtuale» è reale, perché tutto il nostro reale non è che una ricostruzione virtuale del nostro cervello corrispondente più o meno a una realtà. Quello che credete di vedere con gli occhi, lo vedete con il cervello, che rielabora i vostri segnali visivi in una ricostruzione tridimensionale né più né meno di quanto farebbe un computer (infatti si può avere gli occhi sani ma la corteccia visiva compromessa, e in tal caso non vedrete niente).

Nel recente film di Spielberg Ready Player One l'umanità vive in un videogioco. È probabile che questo sia il futuro, e che tutta la vita diventi una Second life, come un vecchio gioco ora dimenticato. Ma anche in un classico film come Matrix era più o meno così: quello che vivete è virtuale, ma il virtuale viene percepito come reale, e dunque quale differenza c'è? Se il mondo in cui viviamo fosse una simulazione, quali possibilità avremmo di comprenderlo? Ogni nostra scoperta sarebbe a sua volta una simulazione.

È il motivo per cui è molto difficile stabilire neurologicamente cosa accade nel nostro cervello quando abbiamo un rapporto sessuale reale o quando guardiamo un film porno, perché attiviamo le stesse aree del cervello. Tuttavia pensate a quando, invece di essere catapultati su un'isola come i vostri figli, impegnati a combattere e sopravvivere, state semplicemente incollati alla televisione a guardare una puntata de L'isola dei famosi. In quel caso il vostro cervello è veramente poco impegnato.

Non fate prediche ai figli con la Playstation, lì voi siete solo dei rimbecilliti.

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