Cronache

Riprendono i trasferimenti dal Cara di Mineo

In questo lunedì previsto il trasferimento di altri 50 richiedenti asilo verso altre strutture siciliane: si tratta del secondo dei tre turni di trasferimenti programmati in questo mese di febbraio, l'obiettivo è arrivare alla chiusura del Cara entro un anno

Riprendono i trasferimenti dal Cara di Mineo

Riprendono questo lunedì i trasferimenti dal Cara di Mineo: dopo che i primi 50 richiedenti asilo sono stati dirottati dieci giorni fa in altre strutture siciliane, anche se in realtà almeno in sei o forse più mancherebbero all’appello, tocca adesso ad un altro gruppo di 50 immigrati.

Come nel primo caso, si tratterebbe di persone maggiorenni e senza famiglie al seguito. I bus dovevano tornare in azione domenica, ma per problemi organizzativi alla fine si è scelto l’inizio di questa settimana. Anche in questa seconda tranche di trasferimenti, è prevista una permanenza in Sicilia degli ospiti del Cara: i 50 infatti, sono destinati ad altre strutture più piccole poste tra le province di Enna e Caltanissetta.

La situazione all’esterno della struttura appare tranquilla: i bus dovrebbero iniziare la spola con gli altri centri a partire dalle 11:00, le forze dell’ordine si augurano che tutto vada per il verso giusto come nel caso dei primi trasferimenti.

Non mancano però le polemiche, a partire da quella del primo cittadino di Mineo, Giuseppe Mistretta. Il sindaco, in particolare, in occasione dell’inizio dei trasferimenti avvenuti nella giornata dello scorso 7 febbraio, ha rivolto un appello sia alle istituzioni che personalmente al ministro Salvini, affinché non si lasci da solo il territorio. Il timore dell’amministratore, che si è detto sempre favorevole alla chiusura del Cara, è che dopo aver svuotato la struttura il comprensorio rimanga “da solo” e senza “adeguate misure compensative”.

Il clima comunque è ben diverso da quello di Castelnuovo di Porto, lì dove si è assistito a gennaio alla chiusura del primo dei Cara presenti in Italia, strutture che secondo il decreto sicurezza voluto da Matteo Salvini sono destinate ad essere svuotate entro un anno. In quel caso, anche per motivi dettati dall’inagibilità del centro, si è trattato di uno sgombero attuato nel giro di pochi giorni. A Mineo la strategia sembra diversa: procedere ad una chiusura graduale, partendo da una prima lista di 150 – 200 persone da far evacuare in tre “turni”. Quello previsto questo lunedì è il secondo, il primo come detto si è avuto giorno 7, il terzo è in programma giorno 27.

A fine mese, gli ospiti del Cara dovrebbero quindi scendere sotto quota 1.200. Successivamente il Viminale dovrebbe stilare un altro cronoprogramma volto ad organizzare i prossimi trasferimenti in vista della chiusura.

Clima sereno come detto, ma non mancano le incognite. A cominciare dal numero di migranti che si presenteranno sui bus. Non si può infatti obbligare un soggetto ad accettare una differente sistemazione, tuttavia il decreto sicurezza prevede per chi rinuncia a vitto ed alloggio l’impossibilità di procedere ad una nuova assegnazione. In pratica, il richiedente asilo se non accetta di essere trasferito in altri centri perde il diritto ad una sistemazione alternativa e deve provvedere da sé fino a quando ha i requisiti per rimanere in Italia. Già nel primo turno di trasferimenti in 6 su 50 non si sono presentati ai bus e di loro non si sa più nulla. Il rischio è che di questi richiedenti asilo si perdano le tracce e potrebbe quindi essere impossibile attuare un eventuale decreto di espulsione.

Di certo, comunque vada, il Cara di Mineo per la prima volta dal 2011 a fine febbraio può annoverare meno di 1.200 ospiti. Aperto con lo scoppio delle rivolte arabe e con la conseguente prima emergenza immigrazione, questo residence (originariamente destinato ad ospitare i soldati Usa di stanza a Sigonella e Comiso) nel periodo di maggiore crisi è arrivato ad avere al suo interno 4mila richiedenti asilo.

Spesso al centro di polemiche ed inchieste, secondo il Viminale è la struttura a cui deve essere data priorità nella gestione delle chiusure dei Cara a livello nazionale.

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