Cronache

Quanto è pericolosa la mafia nigeriana?

Gruppi e clan sempre più ramificati sul territorio italiano, la mafia nigeriana è un fenomeno oramai importante e che occorre tenere d'occhio

Quanto è pericolosa la mafia nigeriana?

Le mafie nigeriane sono pericolose tanto quanto quelle italiane? È una domanda che sorge spontanea osservando gli ultimi dati che parlano di una crescita esponenziale dei fenomeni malavitosi ricollegabili alla criminalità organizzata originaria del paese africano.

Eiye, Black Axe, Vikings, Maphite, sono nomi di gruppi con i quali gli inquirenti italiani hanno sempre più familiarità. Nati in Nigeria da confraternite universitarie, i clan sono oggi agguerriti sia in patria che all’estero: droga, prostituzione, traffico di esseri umani, i sodalizi criminali riescono ad inserirsi in molti paesi in tutti e cinque i continenti. Ovviamente non è da meno l’Italia, anzi: da nord a sud, i gruppi nigeriani creano sempre più grattacapi e sono al centro di numerose inchieste giudiziarie e di operazioni delle forze dell’ordine.

Da qui la domanda di inizio articolo: quanto sono pericolose? Ovviamente viene quasi automatico originare un raffronto, per quanto concerne l’Italia, con le mafie localmente ramificate nei tessuti economici e sociali da diversi decenni. Cosa nostra, camorra, ‘ndrangheta, sacra corona unita, stidda, per poi arrivare ai gruppi criminali meno “rigidi” nella gerarchia ma non meno pericolosi: la “tradizione” del nostro paese in fatto di nociva presenza della criminalità organizzata è ben nota.

E la mafia nigeriana per struttura e livello di affari ha incredibili somiglianze. Esistono clan differenti, con tanto di segni distintivi e rituali di accesso per i novelli affiliati. Esistono gerarchie ben definite, pretese di fedeltà che se disattese vengono punite con la morte, in Nigeria è forte anche il livello di controllo del territorio. Quando ancora i gruppi criminali sono confinati all’interno dei campus universitari, studenti o professori considerati nemici sono bersaglio di faide ed intimidazioni.

Esistono quindi forti assonanze tra le mafie italiane e quelle nigeriane. La sempre maggiore diffusione e ramificazione territoriale poi, crea non pochi allarmi. La diffusione dei vari clan nigeriani non è omogenea e, allo stato attuale, non esiste una netta demarcazione del territorio italiano tra i gruppi criminali africani, ma si riscontrano comunque confraternite maggiormente diffuse in determinate regioni piuttosto che in altre. Gli Eiye ad esempio sono diffusi nel nord Italia, i Black Axie invece nel sud ed hanno base lungo la costa domiziana, i Vikings sarebbero più operativi nella Sicilia orientale. Possibile quindi un’incidenza territoriale simile a quella delle organizzazioni criminali italiane? E perché, soprattutto, lì dove risultano operativi storici gruppi criminali non vi è traccia di contrasti o contatti con la mafia nigeriana?

La risposta a quest’ultima domanda, forse è esaustiva anche di quella precedente. Mafia nigeriana e mafie italiane hanno due pesi e due obiettivi differenti. L’una, in poche parole, al momento non contrasta con l’altra. La criminalità nigeriana è operativa soprattutto nel traffico della prostituzione, nello spaccio della droga e nella tratta dei migranti: settori criminali che le mafie tradizionali non hanno tutto l’interesse a coprire in modo esclusivo. Anzi, a volte la mafia africana può operare in “subappalto” in alcuni di questi ambiti malavitosi.

Un “laissaze faire” dovuto quindi a ragioni di opportunità da parte di entrambi i sodalizi criminali. E sta qui la principale differenza tra le due mafie. Quella locale “tradizionale” aspira al controllo del territorio e questo passa tramite il condizionamento delle attività economiche (agganci per avere appalti, facilità nel corrompere funzionari od imprenditori, imposizione delle proprie volontà tramite intimidazioni, ecc), un qualcosa a cui ovviamente la criminalità nigeriana non può aspirare. Essa può operare sì in molti contesti che fruttano soldi e prestigio per i boss nigeriani, ma non ha interesse a togliere alla criminalità locale il controllo del territorio in senso stretto. L’incidenza nelle varie regioni in cui opera quindi, seppur sempre più in crescita, non può essere paragonata a quella delle mafie locali. E questo, come detto, è anche uno dei motivi per i quali non emergono guerre tra i vari sodalizi criminali.

Tornando alla domanda iniziale dell’articolo, la mafia nigeriana può essere percepita come pericolosa ed essere realmente un problema per le città in cui opera: spaccio in pieno giorno, presenza di prostitute, risse e possibili faide interne ai clan africani, sono certamente elementi in grado di destare clamore e generare maggiore insicurezza tra i cittadini.

Esse però, per quanto concerne altri aspetti peculiari al fenomeno mafioso, non sono paragonabili ai gruppi criminali italiani e la loro pericolosità può dunque essere confinata al rango della criminalità comune, pur se organizzata. Questo non vuol dire sottovalutare il problema: la violenza, gli omicidi, gli stupri e le faide interne perpetuate dalla mafia nigeriana sono un fenomeno serio, che desta sempre maggiore allarme.

Sia in Italia che a livello internazionale, tanto che da più parti si chiede un coordinamento tra le varie forze di polizia per iniziare a debellare una delle mafie più temibili al mondo e che nel nostro paese appare sempre più ramificata.

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