Economia

Alitalia punta al miliardo. Ma la strada resta in salita

Oggi a Londra vertice con Fs, Delta e EasyJet, occhi su valorizzazione e bad company. La pista Lufthansa

Alitalia punta al miliardo. Ma la strada resta in salita

Oggi a Londra si incontreranno le delegazioni di Fs, Delta e EasyJet per procedere sulla via di un accordo su Alitalia. Se, come si ipotizza, Delta e Easyjet verseranno 200 milioni a testa, la nuova Alitalia ripulita dai debiti, verrebbe valutata un miliardo. L'esigenza avvertita dalla parte italiana è di fare presto, poiché l'erosione della cassa della compagnia è inesorabile.

I negoziati non sono ancora arrivati alla valutazione dei versamenti in conto capitale; per ora, come trapela da ambienti ferroviari, si stanno definendo le quote: FS fino al 30%, Ministero dell'Economia 15-20%, 20% a testa le due compagnie straniere, il rimanente diviso tra altre società a controllo pubblico, come Poste o Leonardo. Ma l'ad Alessandro Profumo ha allontanato l'idea di un coinvolgimento della società della Difesa, e le Poste dicono: «Abbiamo già dato, da Alitalia siamo già stati scottati».

Il modello è quello previsto dalla legge: i commissari scorporano i debiti (secondo la compagnia sarebbero molto inferiori ai 3,2 miliardi da più parti indicati), che vengono collocati in una bad company, e vendono la parte attiva della compagnia a una newco costituita dai nuovi soci.

Con il denaro incassato, i commissari hanno l'incarico di pagare i creditori, a cominciare dal governo che ha erogato il prestito ponte. Qui sorgono due quesiti: primo, se quel miliardo versato da FS, Delta, EasyJet, ministero eccetera serve ad acquistare la parte buona di Alitalia dai commissari, con che denaro saranno finanziati gli investimenti di cui il rilancio necessita? Secondo: il governo, che esprime la volontà politica di salvare azienda, dipendenti e identità italiana, non risulta abbia speso parole di rassicurazione per i fornitori-creditori che, finendo nella bad company, sono i veri perdenti dell'operazione. Già alcuni aeroporti, fin dal bilancio 2017 (la procedura è cominciata il 2 maggio di quell'anno), hanno cominciato a svalutare i crediti vantati verso Alitalia.

Molti osservatori lamentano il fatto che i colloqui siano ancora in alto mare e che intanto la cassa della società, frutto del prestito ponte da 900 milioni e già dimezzata, continui ad assottigliarsi. In alto mare appare poi il piano industriale, promesso per fine marzo, sul quale le indicazioni appaiono molto generiche e tutte a vantaggio altrui: se il salvataggio andrà in porto, EasyJet si impadronirebbe degli slot di Alitalia a Linate (il 60% del mercato), diventando l'operatore determinante per il ricco bacino milanese, dove già opera a Malpensa come prima compagnia con il 35% del traffico. Delta appare più interessata a discorsi sul lungo raggio, ma entrambi i vettori agirebbero anche con il preciso intento di sbarrare la strada a Lufthansa, che resta sempre un candidato possibile. Né Delta né EasyJet hanno inoltre manifestato in modo chiaro la propria volontà, e anche le comunicazioni alle autorità di Borsa Usa e inglesi, sono passate inosservate.

Al contrario, Lufthansa ha ribadito le proprie condizioni anche di recente, confermando un interesse che, più passa il tempo, più diventa realistico.

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